Recensione
A cura di Manuela Moschin
Recensione scritta per ThrillerNord - Associazione Culturale con la quale collaboro http://thrillernord.it/a-1000-km-dai-ricordi/
Superare una situazione di lutto non è mai facile. Leggere un romanzo come “A 1000 Km dai ricordi” che ne parla in modo sentito e toccante può senz’altro essere di aiuto.
La nascita e la morte fanno parte del ciclo della vita e riuscire ad accettare la perdita di una persona cara può risultare problematico. Il libro tratta proprio la storia di un dolore. Quel dolore che attanaglia dal momento in cui non si ha più la possibilità di poter stringere tra le braccia l’amore di tutta una vita. Compare un senso di straniamento che logora e comprime l’esistenza.
La pittrice cinquantottenne francese Rachele Valdon racconta di essere stata da sempre una persona solare, finché un giorno accadde ciò che non si vorrebbe mai che capitasse, ossia perdere il proprio amato: “Il dolore che provavo, così personale, era solo mio. Rimasta da sola tra tele e pennelli detestavo la vita che prima mi aveva insegnato l’amore e poi mi aveva colpito alle spalle.”
L’elaborazione del lutto richiede uno sforzo psicologico immenso.
La morte è uno degli argomenti che indubbiamente suscita non poche riflessioni. Per esempio mi sono soffermata su queste parole di Silvana Turchi che riporto qui: “La sua morte mi era sembrata la punizione per non averlo ringraziato abbastanza.”
Si tratta di un’esperienza molto triste, ma che il più delle volte sfocia in una crescita interiore.
Rimangono i ricordi, i sorrisi e gli affetti delle persone scomparse. Come nel caso di Rachele che, trovandosi profondamente provata per la mancanza del marito, si lascia andare in uno stato di apatia, lontano da casa e precisamente a mille kilometri. Ma come in tutte le situazioni drammatiche, dopo aver vissuto momenti bui, c’è sempre una luce che emerge.
La scrittrice è stata molto brava a descrivere gli stati d’animo della protagonista che il lettore immedesimandosi rivive in prima persona. Tra l’altro si tratta di un libro che si legge in breve tempo perché è scritto in modo semplice e scorrevole.
Consiglio il romanzo alle persone che stanno soffrendo a causa di un lutto perché il messaggio che infonde è quello di provare a rendere il dolore facilmente sopportabile attraverso l’amore per la vita.
Sinossi
In una piccola cittadina francese, Rachele, una pittrice famosa per i suoi ritratti scomposti, perde il marito a seguito di una malattia. La scomparsa è devastante, e ritrovare l’amore per la vita pare un’impresa impossibile. Nulla e nessuno, neanche i due figli sembrano in grado di riempire quel vuoto che la morte le ha scavato nel cuore. I ricordi affiorano in modo tempestoso e non fanno che accrescere la sua sofferenza. Il presente è offuscato dal passato e il futuro diviene inimmaginabile, l’unica via d’uscita dal dolore è rimuovere il lutto e fingere che nulla sia successo. Inizia così un viaggio senza meta, affidato al fato, portando con sé la sola cosa che sopravvive nel profondo della sua anima: il talento artistico. La misteriosa imprevedibilità della vita la condurrà tra gli “ultimi”, nell’oblio esistenziale del popolo dei dimenticati, che prima la proteggerà dai ricordi, poi la traghetterà verso la presa di coscienza e la rinascita. Silvana Turchi, attraverso un romanzo introspettivo al femminile, affronta il tema della perdita e del peso della memoria ricostruendo le complesse dinamiche familiari del rapporto genitori/figli. Il desiderio di rinascita diviene un viaggio fisico e dell’anima in cui la vita si apre verso nuovi mondi e l’unica risposta al dolore è l’arte di riscoprire noi stessi sempre diversi.
Autore: Silvana Turchi
Editore: L’Erudita
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 194
Data di pubblicazione: 20 febbraio 2020
コメント