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Immagine del redattoreManuela Moschin

Blog Tour in collaborazione con il Blog e Gruppo Facebook "Thriller Storici e Dintorni" e il Romanzo

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«Sentivo urgente il bisogno di dipingere. L'unico modo che conoscevo per dar voce al mio smarrimento e corpo al mio dolore.»  (da Sofonisba - I ritratti dell'anima).  

Inizio questa tappa con questa bellissima citazione di Chiara Montani che racchiude, in poche e toccanti parole, le sensazioni e la passione che sono in genere percepite da ogni artista.

Il Blog e il Gruppo Facebook Thriller Storici e Dintorni gestito da Roberto Orsi che ringrazio per l’invito, organizza brillantemente il cosiddetto Blog Tour: una splendida iniziativa che coinvolge cinque Blog dal 25 al 29 marzo '19.

Oggi 27 marzo è il turno del mio Blog “L’arte Raccontata nei Libri” e il tema a me attribuito si intitola “L’arte si intreccia con la trama”

Si tratta di un viaggio tra le opere d’arte descritte nel romanzo “Sofonisba – I ritratti dell’anima” di Chiara Montani al quale ho dedicato con immenso piacere questo spazio. Il libro rappresenta un eccellente esempio di come l’arte sia in perfetta sintonia con la cultura letteraria. Sempre più spesso gli scrittori “raccontano l’arte”, riservando un posto speciale agli artisti del passato. Un valido e gradevole modo per conoscere la biografia e le opere d’arte dei grandi maestri. L'autrice, in questo caso, ha dimostrato una grande preparazione storico-artistica considerato che, piccoli aneddoti e vicende da lei descritti, provengono da una profonda conoscenza del vissuto della pittrice. Ho avuto modo di conoscere Chiara anche sotto il profilo artistico dato che lei non è soltanto scrittrice, ma anche un'eccellente artista. Alla fine dell'articolo vi lascio una sua opera che pubblicai in passato nel blog e nel gruppo facebook "L'arte raccontata nei libri". Chiara nel raccontare le vicissitudini di Sofonisba legate al suo approccio alla pittura lo fa con grande maestria, poiché, essendo lei stessa un'artista conosce materiali, metodi e tecniche utilizzati nell'esecuzione di un'opera d'arte. 

Andiamo, dunque, ad addentrarci nell’argomento, sperando di riuscire a coinvolgere tutti voi allo stesso modo in cui lo sono stata io, leggendo il meraviglioso romanzo di Chiara Montani.

Complimenti Chiara, ho apprezzato molto il tuo stile nel raccontare la vita travagliata di una grande pittrice. Dalla descrizione degli ambienti e dei personaggi si nota che vi è stata un'accurata ricostruzione dell'epoca. Tutto ciò è percepibile dalla rappresentazione scenografica e meticolosa dei costumi, delle usanze e delle atmosfere di un tempo. I passaggi dedicati alla narrazione delle opere d'arte sono sublimi, ti confido che più di una volta mi sono commossa... Credo che Sofonisba ne sarebbe molto entusiasta del tuo eccellente lavoro... un gioiello da custodire gelosamente.

Sofonisba Anguissola “Ritratto di Elena Anguissola nelle vesti di suora” 1551 Southampton City Art Gallery, Southampton (Fig.1) 

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Sofonisba Anguissola “Ritratto di Elena Anguissola nelle vesti di suora” 1551 Southampton City Art Gallery, Southampton (Fig.1)

Inizio questo itinerario parlandovi di un espressivo ritratto intitolato "Ritratto di Elena Anguissola nelle vesti di suora" che Sofonisba Anguissola dedicò alla sorella Elena a seguito dell'improvviso annuncio ricevuto dalla stessa, ovverosia, quello di entrare in convento. 

Grazie al suo raffinato stile narrativo, l’autrice ne coglie l’attimo con grande sensibilità, interpretando il sentimento di dolore vissuto da Sofonisba nel momento in cui apprese la notizia. 

Leggiamo un piccolo passo tratto dal romanzo di Chiara (pag.25): 

Sofonisba: «Vuoi dirmi di cosa stai parlando?» Elena:«Del fatto che prenderò i voti. Il mese prossimo entrerò nel convento di San Vincenzo a Mantova». Sofonisba:«Fu come ricevere in volto un secchio d’acqua gelata…»«… Dunque era deciso. Il suo sguardo non lasciava dubbi. Distolsi il volto perché l’impotenza e la tristezza cominciavano a stringermi la gola. Ora era soltanto a me che pensavo e a come avrei potuto vivere ogni giorno senza mia sorella.» 

E' così che la scrittrice, immedesimandosi e rivivendo lo stato d’animo dell’artista, immagina l’istante in cui Sofonisba avvertì l’ispirazione che la indusse a creare l’opera dedicata alla sorella novizia. 

L’artista, concentrandosi sull’immagine di Elena vestita con l’abito religioso, la ritrasse ottenendo un incantevole risultato, che si nota dall'evidente contrasto del bianco e del nero che si stagliano sulla tela, esaltandone il dolcissimo volto della sorella. La pittrice la raffigurò con uno sguardo talmente  espressivo che, se ci soffermiamo a osservarla attentamente, si ha come l'impressione che ci stia realmente guardando. È proprio per questo che l’artista si contraddistinse per la grande attitudine nel trasferire e inneggiare sul dipinto l’aspetto intrinseco dell’effigiato, scavando profondamente nel più interno dell’anima. 

I ritratti di Sofonisba ricordano molto i capolavori di Lorenzo Lotto, un importante innovatore nel campo della ritrattistica. Anche lui si distingueva per la capacità di dipingere percependo il carattere psicologico dei personaggi, instaurando con loro un dialogo alquanto espressivo. Sofonisba, nel ritrarre la sorella, si sentì travolgere da un senso di conforto e di beatitudine. Fu per lei un modo per riuscire ad alleviare il grande dispiacere che la tormentava. 

Sentiamo ora come la scrittrice, guidata dalla sua sensibilità e competenza, descrive con uno stile piuttosto poetico e delicato quel momento con grande perizia, fino a far collimare le sue parole in perfetta sintonia con il ritratto. 

Scrive l’autrice: «La luce del tardo pomeriggio giocava sul suo volto, modellandone i tratti in un alone splendente ed etereo. I lineamenti distesi, i grandi occhi modesti, distanti dalle cose del mondo, la piega volitiva delle labbra, quell’espressione adulta e consapevole, in sorprendente contrasto con le sue rotondità da adolescente. Contro il mio stesso volere, la immaginai incorniciata dal chiarore dell’abito da novizia, con le sue severe e purissime geometrie scolpite in una cascata di bianchi, modellati solo dalle ombre e dalle luci. Vidi il candido guscio, ieratico e immobile, emergere dal fondo scuro, appena scaldato da un diffuso chiarore e prendere vita grazie alla mobilità del volto e delle mani… ». 

La scrittrice è stata veramente abile nel riuscire a raccontare con empatia un particolare episodio della vita dell'artista. E' ammirevole la grazia e la delicatezza che ha avuto nell'esprimere, con un linguaggio idilliaco, l'espressione angelica della sorella.

Vi invito a leggere il suo libro, poiché credetemi ne va colto ogni minimo passo o dettaglio fino alla fine. Se avrete l'occasione di leggerlo mi farebbe molto piacere avere una vostra opinione in merito, potrete lasciare un commento alla fine dell'articolo. L'autrice sarà lieta di rispondere a eventuali domande. 

Sofonisba Anguissola “Partita a scacchi” 1555 olio su tela, cm.72x97 Narodowe Muzeum Poznań (Fig.2)

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Sofonisba Anguissola “Partita a scacchi” 1555 olio su tela, cm.72x97 Narodowe Muzeum Poznań (Fig.2)

Ecco come la scrittrice delinea splendidamente il dipinto "Partita a scacchi" impersonando i sentimenti dell'artista (pag. 32): «Chiesi a tutte e tre di indossare i loro abiti migliori e di disporsi intorno a un tavolo. Scelsi una tovaglia a motivi geometrici e vi appoggiai la scacchiera… » e ancora «… Il vero soggetto era la profonda verità dei loro volti e dei loro sguardi, ognuno nella sua naturale unicità, così come li vedevano i miei occhi, indissolubilmente fusi nel calore della consuetudine e dell’affetto.» 

Magnifica questa “foto” di famiglia interpretata dalla scrittrice con grande sensibilità,  evocandone il particolare momento vissuto da Sofonisba e dalle sue sorelle. 

L'autrice sottolinea l’importanza dell’opera per la quale il padre della pittrice ne fu particolarmente orgoglioso riconoscendola come un'emblema di famiglia.

Chiara Montani ha desiderato cogliere anche in questo dipinto la capacità ritrattistica dell'artista, che ritroviamo osservando l'espressione dei volti e l'intensità nell'incrocio degli sguardi. Mi colpisce molto il sorriso simpatico e amabile della sorella minore poiché rende la scena alquanto realistica.    Un'abilità che appartiene a uno studio approfondito e meticoloso nei confronti della fisiognomica volta a tratteggiare magistralmente il tratto distintivo dei personaggi.  

È curioso osservare la figura della governante che si accinge a osservare le giovani attraverso un’ espressione pacata e serena. Una presenza importante per le ricche fanciulle  e dalla quale è percepibile il suo ruolo di popolana che si contrasta invece con quello delle giovani che indossano abiti sontuosi e preziosi gioielli. Sullo sfondo osserviamo una quercia, simbolo della solidità familiare e un paesaggio montuoso che ricorda le suggestive vedute leonardesche e fiamminghe. 

L'autrice ha firmato e datato il dipinto sul bordo della scacchiera scrivendo questa iscrizione: «SOPHONISBA ANGUSSOLA VIRGO AMILCARIS FILIA EX VERA EFFIGIE TRES SUAS SORORES ET ANCILLAM PINXIT MDLV (Sofonisba Anguissola vergine figlia di Amilcare dipinse dal vero tre sue sorelle e una servente). 

Il dipinto è stato citato anche da Giorgio Vasari che, dopo un viaggio a Cremona presso Amilcare Anguissola, nell’ammirarlo si espresse così: « Dico di aver veduto quest'anno in Cremona, in casa di suo padre e in un quadro fatto con molta diligenza, ritrarre tre sue sorelle, in atto di giocare a scacchi, e con esse loro una vecchia donna di casa, con tanta diligenza e prontezza, che paiono vive, e che non manchi loro altro che la parola.» 

Sofonisba Anguissola “Ritratto di Bianca Ponzoni Anguissola” (madre dell’artista) 1557 olio su tela 98x75 Gemäldegalerie, Berlino (Fig.3) 

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Sofonisba Anguissola “Ritratto di Bianca Ponzoni Anguissola” (madre dell’artista) 1557 olio su tela 98x75 Gemäldegalerie, Berlino. (Fig.3)

Anche il ritratto che Sofonisba dipinse in ossequio alla madre "Ritratto di Bianca Ponzoni Anguissola"  è illustrato dall’autrice in modo encomiabile, sentiamo cosa scrive (pag.42):

« Anche mia madre mi aveva chiesto un ritratto. Mi convocò nella sua camera» «Avevo pensato di indossare questo» «estrasse un abito di seta gialla, con il corpetto rigido come una corazza, secondo la recente moda spagnola» «è perfetto», dissi, mentre pensavo già a come avrei potuto rendere la sua opalescenza con velature sovrapposte e a come quell’armatura sarebbe stata esaltata dal portamento altero di mia madre... » 

Abilissima Chiara nel riportare esattamente nel racconto una perfetta e minuziosa descrizione dell’opera dell’artista. Naturalmente non mi è stato possibile riportare qui tutto il passaggio dedicato al dipinto, ma se ne avrete modo di leggerlo noterete la capacità dell’autrice nell'esaltare sublimemente le capacità pittoriche, in armonia con la riproduzione fedele della figura, sia dal punto di vista psicologico, dove la fisionomia è precisa e lo sguardo è altamente comunicativo, sia per la resa realistica dell’abito e dei pregiati accessori che la impreziosiscono. 

Sofonisba Anguissola "Bernardino Campi ritrae Sofonisba Anguissola" 1559 olio su tela cm 108x109 Pinacoteca Nazionale Siena (Fig.4)

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Sofonisba Anguissola "Bernardino Campi ritrae Sofonisba Anguissola" 1559 olio su tela cm 108x109 Pinacoteca Nazionale Siena (Fig.4)

C’è un dipinto molto singolare di Sofonisba che raffigura il suo maestro Bernardino mentre la sta ritraendo. La scrittrice introduce splendidamente nel suo romanzo questo particolare evento vissuto dall’artista. A tal proposito vi invito a leggere l'interessante articolo di Chiara Montani dove descrive la curiosa e intrigata storia di questo dipinto. Alla fine del presente articolo troverete il link. 

Scrive Chiara (pag. 69): «Si fermò in piedi accanto al mio ritratto, lo sguardo rivolto verso di me, con la luce che gli inondava la parte destra del volto, scolpendo plasticamente il suo profilo. Fui irresistibilmente attratta dall’intreccio di sguardi che venne a crearsi fra Bernardino, il mio ritratto e i miei occhi che abbracciavano entrambi e sentii il desiderio di catturare quell’attimo.» 

Sofonisba Anguissola “Ritratto di Filippo II di Spagna” 1580 ca. Museo del Prado, Madrid (Fig.5)

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Sofonisba Anguissola “Ritratto di Filippo II di Spagna” 1580 ca. Museo del Prado, Madrid (Fig.5)

Il “Ritratto di Filippo II di Spagna” è un altro esempio dell'abilità dell'artista nel ritrarre i suoi contemporanei. Il sovrano, nella sua compostezza espressiva, sembra quasi che ci stia parlando. 

L’autrice ci fa rivivere il presunto istante scrivendo (pag.140) : «Non volli aggiungere dettagli al caldo fondale neutro, da cui traspariva una lontanissima velatura di luce e ombre, né elementi che potessero distrarre dalla figura reale abbigliata con giubba e copricapo scuri. Unici punti di luce, uno spicchio di sedile rosso, il guizzo luminoso del Toson d’oro appeso alla catena e l’incarnato delle mani e del volto, incorniciati dal pizzo dei polsini e della gorgiera…»

Lo storico dell’arte e critico d'arte Pietro Selvatico (1803-1880) scrisse nei riguardi di Sofonisba e di Filippo II: «Sofonisba a Madrid nel 1559, e compiuti gli allogamenti onorevoli che le erano stati affidati, ebbe dallo sfarzoso tiranno (Filippo II di Spagna) donativi e pensioni lautissime, le quali se erano degno premio al dilicato pennello di lei, premiavano forse ancor più le industri adulazioni ch'ella sussurrava tutto giorno all'orecchio del feroce Tiberio e della sua infelice compagna.»

Sofonisba Anguissola “Pietà” 1574 - 1585 Olio su tela cm. 44x27 Pinacoteca di Brera, Milano (Fig.6)

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Sofonisba Anguissola “Pietà” 1574 - 1585 Olio su tela cm. 44x27 Pinacoteca di Brera, Milano (Fig.6)

Bernardino Campi “Pietà con santa Caterina d’Alessandria, i profeti Elia, Eliseo e Gabriele Pizzamiglio di Quinziano” 1574 Olio su tela cm 235x160 Pinacoteca di Brera, Milano (Fig.7)

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Bernardino Campi “Pietà con santa Caterina d’Alessandria, i profeti Elia, Eliseo e Gabriele Pizzamiglio di Quinziano” 1574 Olio su tela cm 235x160 Pinacoteca di Brera, Milano (Fig.7)

Questa volta l'autrice racconta il momento in cui Sofonisba decise di ritrarre la "Pietà" seguendo l'esempio del suo maestro Bernardino Campi (Pag.160): «Stavo pensando al disegno di una pietà, che mi aveva inviato tempo prima Bernardino Campi. Era il suo personale omaggio all’emozione provata davanti al gruppo marmoreo di Michelangelo. La utilizzai come base per impostare la composizione, che volli rendere nella sua essenzialità.» 

Anche in questa circostanza la raffinatezza delle parole di Chiara sono lodevoli. Il passo prosegue con la descrizione del dipinto che vi assicuro coinvolge intensamente il lettore. Sofonisba ha ritratto la Vergine mentre sta tenendo tra le braccia il corpo del Figlio morto con il capo abbandonato all'indietro. Il Volto di Maria è ritratto in un'espressione di composta sofferenza e di quieta rassegnazione. A destra si scorge una speranza di salvezza rappresentata dal paesaggio che,  in questo caso, simboleggia  la visione mistica.  

Si tratta di un’opera dal carattere devozionale che Sofonisba riprodusse seguendo i tratti di una antecedente “Pietà” di Bernardino Campi suo maestro. Addirittura il dipinto, quando venne acquistato dalla Pinacoteca di Brera, venne attribuito a Bernardino, fu poi riconosciuto, invece, come un’opera di Sofonisba. 

Dalle immagini delle opere di entrambi gli artisti si può riscontrare l'evidente rassomiglianza.

A tal proposito c’è una bellissima citazione espressa dallo storico dell’arte Adolfo Venturi (1856-1941) nei confronti delle due “Pietà”: «La copia dell'opera del maestro (Bernardino Campi) è scrupolosa, fedele, ma par che Sofonisba risenta più di Bernardino l'influsso parmigianesco nelle mani affilate della Vergine, nel colore argentino, nella delicatezza del volto a punta, dei lineamenti piccini. Le ombre sono men crude; non tagliano con barbara durezza il profilo del Cristo come nel Campi; la salma s'irrigidisce, piallata come in un tronco, senza più l'impronta vitale che la flessibilità dei muscoli manteneva al prototipo. Ombre leonardesche s'agitano sul volto dell'Addolorata di Bernardino, mentre quello dipinto dalla scolara si porge alla carezza di un lume tenue e diffuso. Tutto divien più blando, più fioco». 

Sinossi del romanzo "Sofonisba - I Ritratti dell'Anima"

Dicembre 1579. Sul ponte di una galea una donna veglia nell’oscurità. È sola, confusa e non ha più voglia di lottare. Neppure lei sa cosa la attragga tanto nel vorticare scuro delle onde sotto la chiglia, ma non può evitare di sporgersi. Poi un sussulto della nave, una caduta e una mano che la trattiene.

Da qui ha inizio il viaggio che ripercorre la vita avventurosa di Sofonisba Anguissola, prima artista al femminile che sfidò le convenzioni e conquistò una fama internazionale, lottando per affermare il suo ruolo e la sua identità.

La vicenda porta Sofonisba dalla natia Cremona, nella Lombardia dominata dagli spagnoli, alle opprimenti atmosfere della corte madrilena di Filippo II, fino alla Sicilia dei viceré, intrecciando i colori dell’arte con pagine di storia, drammi, intrighi, avventure e grandi amori.

L’affresco è dipinto dallo sguardo della protagonista, dotata di una penetrante sensibilità nel cogliere l’animo umano e di una libertà di pensiero costantemente destinata a scontrarsi con i pregiudizi del suo tempo. 

Sullo sfondo dell’Europa del ‘500, il romanzo di una donna coraggiosa, appassionata, modernissima, innamorata dell’arte e della vita. Un'eroina affascinante, destinata, al pari di Artemisia Gentileschi, a occupare un posto d'onore fra le grandi donne della storia dell'arte.

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Nota biografica - Chiara Montani

Chiara Montani ha studiato Architettura al Politecnico di Milano. Ha poi lavorato nel campo del design, della grafica e dell'arte, esplorando varie tecniche e materiali e partecipando a esposizioni in Italia e all'estero. Specializzata in Arteterapia, conduce da anni atelier sulle potenzialità terapeutiche del processo creativo. 

La sua lunga esperienza in campo artistico si fonde alla passione letteraria, dando vita a narrazioni in cui arte e trama si intrecciano saldamente e le descrizioni di opere si fanno strumento per indagare caratteri, relazioni, stati d'animo.

Un amico artista un giorno le ha dedicato queste parole:

"Più dipingi e più emerge un tessuto narrativo di parole; più produci narrazione, più dense e scorrevoli scaturiscono immagini".

Vi lascio il link dell'interessante articolo di Chiara Montani dedicato al dipinto di Sofonisba Anguissola intitolato"Bernardino Campi ritrae Sofonisba Anguissola":

Ecco un’opera di Chiara Montani intitolata “Hellas” tecnica mista su tela applicata su tavola - cm 60x45.

Complimenti Chiara hai creato un meraviglioso paesaggio addolcito da suggestive sfumature di astrattismo che stimolano lo spettatore ad abbandonarsi all’immaginazione...

... L’impressione che mi suscita è quella di vivere in un bellissimo sogno ammaliata dal suono del vento e dal rumore delle onde marine che si infrangono sulle coste di un’incantevole città greca.

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Chiara Montani “Hellas” tecnica mista su tela applicata su tavola - cm 60x45. 

Il Blog Tour continua con altre interessantissime tappe. Vi consiglio di seguirle tutte! 

Grazie Manuela

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