A cura di Manuela Moschin
Mi potete seguire anche nel gruppo Facebook Storie di Libri di Pasquale Cavalera. Clicca qui: Link Storie di Libri
In questo articolo vi parlo di quattro artisti italiani che subirono l'influsso di Paul Cézanne (1839-1906): Ardengo Soffici, Carlo Carrà, Giorgio Morandi e Felice Casorati.
Le case di campagna, le pianure e i viali alberati di Cézanne sono affascinanti macchie di colore, che nel loro insieme rappresentano il massimo del lirismo. Pura poesia, dunque, che eleva l'anima. Cézanne trasferì sui suoi dipinti questo suo grande sentimento di amore per la Provenza, la sua terra d'origine. Ecco, allora, che il suo fascino catturò l'attenzione degli artisti italiani.
La storica dell'arte Maria Teresa Benedetti scrive nei confronti di Cézanne:
"Il ruolo fondamentale da lui assunto nella cultura del XX secolo sta a dimostrare che qualcosa di straordinario, senza precedenti, si è verificato nel suo lavoro, specie negli ultimi anni. Anni nei quali lo troviamo letteralmente abbarbicato al contatto quotidiano e quasi maniacale con la terra natale, di cui conosce ogni pietra, ogni angolo, ogni corso d'acqua, che dipinge con intensità e tensione costanti, mentre gli oggetti distanti, le persone e le forme della natura si fondono sempre più nel flusso del colore".
Ardengo Soffici
Ardengo SOFFICI (1879-1964) (Fig.2) fu uno scrittore, saggista e pittore italiano che si occupò di Cézanne fin dal 1904. Egli fu il primo a divulgare in Italia l’opera del grande artista. In un articolo intitolato “Paul Cézanne” del 1908, pubblicato nella rivista senese “Vita d’arte”, egli dichiarò che Cézanne è colui che ha inteso l’essenziale, riuscendo ad andare oltre l’impressionismo. Secondo Soffici, la novità del metodo di Cézanne consiste nel “vedere la propria visione”. Egli rappresenta i soggetti (la casa, la collina, il cielo… ) “ciascuno con il proprio carattere spiccato, personale, semplice” assoggettando “la verità esterna alla verità della sua visione interiore e marcando con un segno imperioso i fantasmi del suo sogno”. Cèzanne poneva attenzione nei confronti del mondo interiore, piuttosto che, verso il mondo vero.
Nell’opera “I pini” (Fig.3)1924, olio su tela di Ardengo Soffici, si coglie l’eco dell’arte di Cézanne. Soffici nell’articolo del 1908 scrisse nei suoi confronti:
“un profeta di un’arte fatta per riempiere le nostre anime” e ancora “In Francia la sua opera non è ancora capita; e forse come quella dei suoi grandissimi predecessori e maestri, Millet e Courbet, non lo sarà mai completamente. Troppo sacerdotale e indigente, essa resterà un enigma mostruoso e magari disgustoso, per un pubblico che all’artista non chiede, assai spesso, che l’incantamento dei sensi, o, più semplicemente, lo sbalordimento che procura l’abilità”.
Carlo Carrà
Desidero parlarvi di un altro artista che si avvicinò allo stile di Cézanne: Carlo Carrà (1881-1966) (Fig.4). Egli fu un pittore divisionista e futurista che, in seguito all'incontro con De Chirico, aderì alla metafisica. Carrà, grande ammiratore di Giotto, nel 1916 pubblicò nella rivista fiorentina "La Voce" un saggio intitolato "Parlata su Giotto" nel quale riflettendo sulla tradizione italiana del passato scrisse:"Nel silenzio magico delle forme di Giotto la nostra contemplazione si riposa; l'estasi germoglia, e a poco a poco si risolve nell'anima schiarita".
Carrà, in seguito, fu particolarmente attratto dalle opere di Cézanne, diventando per lui un punto di riferimento fondamentale. Egli si avvicinò alla sua arte dopo aver visto i dipinti esposti alla Biennale di Venezia. Nel dipinto di Carrà intitolato "San Giacomo di Varallo" (Fig.5) caratterizzato dalla presenza di edifici cubici privi di aperture, si può notare che il pittore si ispirò a un'opera di Cézanne intitolata "La Valle di Riaux presso l'Estaque" (Fig.6) (1879-1882). Sebbene l'opera di Cézanne presenti nei contorni un aspetto più nitido rispetto al dipinto di Carrà, essa risulta, invece, al pari di quest'ultimo, contrassegnata da evidenti contrasti di luce e ombra che creano una forte volumetria nel gruppo di case.
E' così che Carrà individua le qualità cromatiche di Cézanne:"in lui la colorazione si fa sostanziale nel tono che ha l'ufficio di rialzare i volumi, la luce si fa peso in una materia omogenea e carnosa".
e ancora:"quello che conta è che infine il Cézanne non solo pensa per linee, colori, volume e superficie, ma tutti li avanza per senso, vigore e saldezza d'animo, per cui riesce in maniera tutta sua particolare a infondere alla sua pittura un austero imperativo che ne ingrandisce il possesso".
In "Meriggio"(Fig.7) Carrà riprende il tema di un dipinto di Cézanne intitolato "Castagni e fattoria al Jas de Bouffan"(1885-1887)(Fig.8) dove un armonioso equilibrio di forme e colori richiama l'opera del maestro.
Giorgio Morandi
L'ammirazione per Cézanne da parte di Giorgio Morandi (1890-1964) (Fig.9) ha origine dalla lettura del volume "La storia dell'impressionismo" (1908) del critico d'arte Vittorio Pica (1864-1930), dove il pittore ebbe modo di vedere alcune opere di Cézanne. Morandi, nel 1910 recandosi a Firenze, rimase ammaliato dai grandi artisti italiani come Giotto e Masaccio, pittori che privilegiarono la forma e la solidità. Dopodiché l'artista nel 1911 eseguì un "Paesaggio" (Fig.10) rievocando un dipinto di Cézanne intitolato "Il fossato con la montagna Sainte-Victoire" (Fig.11). Il legame con Cézanne si evidenzia soprattutto nei paesaggi che realizzò nel 1913/14 (Fig.12) riscontrabile soprattutto nei fitti intrecci dei piani. In seguito l'artista manifestò un interesse per la natura morta, un altro dei grandi temi trattati da Cézanne (Fig.13) che disse:"Vorrei stupire Parigi con una mela","con una mela vorrei conquistare il mondo"?. Fu così che Morandi, oltre a dedicarsi al paesaggio, dipinse oggetti quotidiani (Fig.14) realizzati mediante una grande precisione geometrica, donando ai suoi dipinti un notevole realismo e un grande rigore stilistico.
In tema di richiami cézanniani si possono confrontare anche il "Paesaggio" di Morandi del 1935-1936 (Fig.15) e la "Montagna Sainte-Victoire e il viadotto della valle dell'Arc" (Fig.16) nei quali la similitudine è piuttosto evidente.
Giorgio de Chirico nei confronti di Giorgio Morandi si espresse così:"è con somma simpatia e con dolcissimo senso di conforto che noi vediamo da qualche anno sorgere, svilupparsi e maturarsi con lenta, faticosa ma pur sicuramente, degli artisti quali Giorgio Morandi. Egli cerca di ritrovare e di creare tutto da solo: si macina pazientemente i colori e si prepara le tele e guarda intorno a sé gli oggetti che lo circondano, dalla sacra pagnotta, scura e screziata di crepacci come una roccia secolare, alla nitida forma dei bicchieri e delle bottiglie".
Felice Casorati (Novara, 1883 - Torino, 1963)
Osserviamo ora l'influsso che ebbe Cézanne nei confronti di Felice Casorati (Novara, 1883-Torino 1963) (Fig.17). L'artista fu uno dei rappresentanti del cosiddetto "realismo magico", una corrente pittorica della prima metà del '900, nata dalla necessità di un ritorno all'ordine in seguito alle brutture della guerra. Si tratta di un'arte tendenzialmente geometrica raffigurante soggetti reali ma misteriosi.
"Le uova sul cassettone" (Fig.18) del 1920 è un'opera di fondamentale importanza nel percorso artistico di Casorati, in essa si nota l'influenza di Cézanne nella semplicità della composizione. Casorati, infatti, lavorava attraverso una semplificazione delle forme che a sua volta si riducevano all'essenziale. In quest'opera si ha la percezione che tutto sia sospeso e immobile.
Ecco un pensiero di Casorati riferendosi alla pittura di Cézanne:"Tutta la grandezza del maestro di Aix mi si manifestò improvvisa ... l'emozione che ne provai fu enorme e non fu un'emozione di sbalordimento o di stupore, che anzi mi sentii preso da quel senso di calma, di fermezza di equilibrio, che solo le opere dei grandi possono dare". Egli come Cézanne considera la natura morta uno degli strumenti essenziali nella pittura:"Nei momenti più disperati della mia vita di artista, ho potuto riconciliarmi con la pittura dipingendo una scodella, un uovo, una pera".
Nel "Ritratto di Hena Rigotti" (Fig.19) del 1924 appare un elemento decorativo appartenente all'arte pittorica di Cézanne: una natura morta posta su un tipico panno sgualcito.
In aggiunta, i nudi del dipinto "Concerto" (Fig.20), oltre a evocare le forme di Ingres, ricordano molto anche alcune opere di bagnanti di Cézanne (Fig.21-22) distinguibili nelle lineari volumetrie e nell'atteggiamento delle figure.
Nel 1924 l'opera il "Concerto" venne esposta alla Biennale di Venezia, in quell'occasione Lionello Venturi disse:"Nel Concerto c'è una nuda di schiena che è certo il pezzo formale più solido che Casorati abbia dipinto, c'è un accordo di forme ondeggianti, decorative e costruttive insieme, che sorprende e interessa".
Infine, il mio dipinto preferito "Le due bambine" (Fig.23), un'opera che ho avuto la fortuna di ammirare dal vivo. Sullo sfondo nero spiccano gli sguardi fissi e innocenti delle bambine, quasi a implorare un aiuto. Il dolore, però, è racchiuso all'interno di un'allarmante rassegnazione. Risaltano sulla tela un'armonia di forme nitide e semplici. E' veramente un dipinto molto suggestivo che mi suscita forti emozioni. Chissà... pensandoci sarà perché rispecchia un po' lo sguardo timido della mia infanzia.
Casorati si espresse così relativamente alla sua pittura: "...(La mia pittura) che così imprecisamente si usa definire col termine di neoclassica, non è una forma vuota, ma l'espressione più aderente alla mia personalità..." e ancora "Adoro le forme statiche; e poiché la mia pittura nasce dall'interno e mai trova origine dalla mutevole "impressione", è ben naturale che queste forme statiche e non le mobili immagini della passione, si ritrovino nelle mie figure".
Arrivederci in arte
Manuela
Comments