A cura di Manuela Moschin
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I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere Iddio. Ma i poeti, nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini (I poeti lavorano di notte da Destinati a morire, Lalli, Poggibonsi 1980)
Non è difficile per uno scrittore ritrovarsi nella poesia di Alda Merini (Milano,1931- 2009), che nacque a Milano il 21 marzo 1931. È davvero meraviglioso immedesimarsi nelle sue opere letterarie, nelle quali espresse in soli pochi versi le sensazioni percepite da un autore quando si immerge nella scrittura. Già dal titolo della poesia I poeti lavorano di notte è facile comprendere il suo profondo pensiero, in cui fece rientrare il mitico mago della penna nella categoria dei falchi notturni od usignoli. Complice pertanto è la notte perché quando tace il rumore della folla il poeta si lascia andare in reconditi pensieri. La forza espressiva della poesia sboccia nel buio, quando nel silenzio incombe una quieta atmosfera. Ma per la letterata Merini, la potenzialità di uno scritto risiede anche nel rapporto simbiotico che si instaura tra il poeta e il divino. È qui che nasce un dialogo diretto con l'assoluto, nel quale i poeti temono di offendere Iddio.
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