A cura di Manuela Moschin
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Nella Galleria Nazionale d'Arte Antica e Moderna Pinacoteca di Brera (fig. n. 2), situata nel Palazzo di Brera e sorta nel periodo Napoleonico, è conservato il dipinto “Il Bacio” di Francesco Hayez (Venezia, 1791-Milano,1882) (fig. n.1). Si tratta di una delle più importanti opere presenti nel museo, come viene così riportata nel catalogo:
“E’ una delle immagini simbolo della Pinacoteca e probabilmente di tutta la pittura italiana del XIX secolo, entrata a far parte delle collezioni nel 1866 grazie al legato di Alfonso Maria Visconti che l’aveva commissionata”.
Francesco Hayez (1791-1882) (fig. n. 3) fu uno degli artisti più rappresentativi della pittura di storia che, assieme al romanzo storico, divenne un mezzo per raffigurare simbolicamente il patriottismo degli italiani. Il tema della patria e il desiderio di conquista dell’unità nazionale trovò la sua espressione nei capolavori dell’artista, caposcuola del Romanticismo storico italiano.
Il patriota, politico e filosofo Giuseppe Mazzini (Genova, 1805 - Pisa, 1872) scrisse di Hayez:
“E’ il capo della scuola di Pittura Storica che il pensiero Nazionale reclamava in Italia”.
La raffigurazione degli episodi del passato nazionale, risalenti al medioevo, fu per Hayez una metafora per interpretare gli ideali patriottici del suo tempo. Nell’opera i due giovani non indossano i costumi dell’epoca romantica, bensì si riferiscono al periodo medievale. Hayez dipinse il capolavoro nel 1859, mentre si combatteva la seconda guerra d’indipendenza italiana. Si tratta di un dipinto molto apprezzato e paradigmatico che, apparentemente, potrebbe essere interpretato come una scena romantica, ma che in realtà lo fu solo in parte. Esistono quattro versioni dello stesso dipinto, ognuna delle quali presenta delle piccole differenze stilistiche. L’opera presente nella Pinacoteca di Brera è la più celebre e fu commissionata da Alfonso Maria Visconti di Saliceto.
Il significato del dipinto si cela nella scena. L'abbraccio appassionato dei due amanti ai piedi di una scalinata, simboleggia la costruzione della giovane nazione italiana, uscita dalle lotte risorgimentali. Hayez rappresentò allegoricamente l’alleanza tra l’Italia e la Francia nelle guerre di indipendenza.
Il dipinto è ambientato all’interno di un castello medievale.
Sullo sfondo vi è una parete in mattoni e nella parte sinistra del quadro si trova un arco gotico dove, se si osserva attentamente, si intravede un’ombra di una figura (fig. n. 4), talvolta interpretata come la presenza di un nemico del cospiratore, che sta spiando di nascosto. I due innamorati si scambiano un bacio appassionato e furtivo. La giovane, completamente abbandonata nell’abbraccio, trattiene il suo amato come a volerlo far rimanere. Il piede del ragazzo poggiante su uno scalino prelude a un immediato distacco. Egli indossa un berretto piumato e possiede un pugnale, probabilmente alludente alla ribellione contro l’invasore. La preziosa veste di seta della ragazza è evidenziata dai riflessi lucenti, provenienti da una fonte esterna del dipinto, che la rendono alquanto realistica. Le tonalità calde del quadro derivano dalla predilezione dell’artista per la scuola rinascimentale veneta di Giorgione e Tiziano. La scena è fortemente teatrale e trasmette all’osservatore un’intensa emozione.
È interessante sapere che Hayez dettò la sua autobiografia “Le Mie Memorie” (fig. n.5) alla Contessa Giuseppina Negroni Prati Morosini. A tal fine, lo scrittore e giornalista, redattore del Corriere della Sera, Raffaello Barbiera (1851-1934) scrisse:
“La contessa Giuseppina lo eccitava a scrivere le sue memorie; ma l'autore del Bacio, aveva, si sa, più facile il pennello che la penna. Un bel giorno, l'amica sua si risolse a scriverle lei quelle ricordanze d'arte e di vita, facendosele dettare a poco a poco dal pittore. E così fu: il vecchissimo artista dalla immacolata canizie, seduto su un seggiolone parlava e la contessa scriveva”
Hayez nacque a Venezia, dove compì la sua prima formazione. In seguito visse a Roma dove, nel 1809, vinse il Premio Roma. Successivamente si stabilì a Milano. Qui ottenne numerosi incarichi, diventando nel 1850 titolare dell’Accademia di Brera, ottenendo la cattedra di pittura. È nell’Accademia, infatti, che sono conservati una grande quantità di disegni che testimoniano il suo costante studio e la sua prolificità. Uno degli esempi più noti è il disegno a matita su carta realizzato nel 1822, ossia l' Aiace d’Oileo, conservato nel Castello Sforzesco a Milano.
È curioso sapere che: Federico Seneca, direttore artistico di una nota industria dolciaria, negli anni venti si ispirò al quadro di Hayez per realizzare la famosa scatola blu di cioccolatini con l’immagine di due innamorati.
Vi ringrazio
Manuela
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