Recensione
A cura di Manuela Moschin
Il romanzo è un classico sempre attuale, appartenente alla letteratura americana, risalente al 1951. Una prosa esemplare, narrata in prima persona dal protagonista Holden Caulfield.
Un giovane ragazzo di sedici anni, che parla direttamente al lettore, attraverso un linguaggio colloquiale, il più delle volte spiritoso e con una punta di ironia. Deluso da tutto ciò che lo circonda, sfoga il suo disgusto nei confronti della società, definendo anche la sua infanzia uno “schifo”: “Se davvero volete sentirne parlare, la prima cosa che vorrete sapere sarà dove sono nato, e che schifo di infanzia ho avuto”.
È così che inizia il racconto, basato sostanzialmente sulle travagliate esperienze di un adolescente, vissute durante il passaggio all’età adulta.
Lui non vive con i genitori. Ha una sorella di dieci anni, molto sveglia, che lui chiama “La vecchia Phoebe”. Ogni tanto cita il fratello Allie, morto per leucemia e un altro, invece, che vive lontano, menzionato come D.B., che ha scelto la carriera dello scrittore.
Le vicende si svolgono nell’arco temporale di tre giorni, dal momento in cui Holden è stato espulso dal College Pencey, a causa della sua condotta, fino al tentativo di rientrare in famiglia. Svogliato negli studi, non è la prima volta che viene allontanato dalle scuole. Ma accanto a una mancata dedizione scolastica, possiede un particolare interesse per i libri: “I libri che preferisco sono quelli che almeno ogni tanto fanno ridere. Leggo un sacco di libri classici, tipo Il ritorno del nativo e simili, ma quelli non mi fanno impazzire. Mi fanno impazzire i libri che quando hai finito di leggerli vorresti che l’autore fosse il tuo migliore amico, per telefonargli ogni volta che ti va.”
Durante la permanenza nel college rimane deluso dal comportamento del suo compagno di stanza Stradlater, che ha instaurato un rapporto amoroso con una sua amica d’infanzia, per la quale provava simpatia.
Costantemente alla ricerca di evasione, Holden vive un periodo di malessere interiore, che lo induce a rifugiarsi nei locali, bevendo alcolici e frequentando prostitute. In questo miasma di vicende si ritrova immerso nei pensieri. Un anticonformista che prova un senso di repulsione nei confronti delle regole imposte dalla società. I legami di amicizia non sono il suo forte. Si sente incompreso.
È un romanzo difficile da spiegare, perché lo stile nel quale è narrato si contraddistingue, rispetto ad altre opere letterarie. È possibile ottenere una reale e chiara comprensione soltanto leggendolo, al fine di coglierne appieno i suoi significati.
Dalle riflessioni di Holden traspaiono le inquietudini, un disagio esistenziale, il suo desiderio di fuggire da un generale malcontento. Nei suoi monologhi interroga se stesso. Dai dialoghi con il lettore spuntano frasi divertenti, che si alternano ad altre più drammatiche. Compaiono dubbi, timori e insicurezze. Ma attenzione non si tratta di un ragazzo strafottente, ma di un’anima fragile insoddisfatta della vita.
Sul piano letterario il romanzo risulta un capolavoro, caratterizzato da una scrittura colloquiale, che fa amare il protagonista. Egli utilizza un linguaggio gergale, nel quale gli adolescenti si riconoscono.
Cerca il sostegno del professor Antolini, che tenta di incoraggiare il ragazzo, allo scopo di migliorare il suo comportamento malsano, dicendogli: “La caduta verso cui credo sia avviato tu… è una caduta tutta particolare, orribile. Chi cade non ha neppure modo di accorgersene, o di sentire quando tocca il fondo. Continua a cadere e basta. È una sorte riservata agli uomini che, a un certo punto della vita, si sono trovati a cercare qualcosa che il loro ambiente non era in grado di dargli. O che loro pensavano non fosse in grado di dargli. Allora hanno smesso di cercare. Si sono arresi prima ancora di cominciare davvero.”
In finale, tra le righe, si nasconde un messaggio profondo, che emerge nel protagonista, come una saggia illuminazione. Le sue continue fughe dalla realtà si placheranno, e come d’incanto, le esperienze interiorizzate sinora, diverranno maestre di vita. Il valore degli affetti, un tempo ignorati, avranno il sopravvento.
Un libro classico che consiglio vivamente.
Il libro
Sono passati più di sessant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e tutto quello che gli è cascato addosso dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a "exemplum vitae", e ciò ne ha decretato l'immenso successo che dura tuttora. Torna, in una nuova traduzione di Matteo Colombo, il libro che ha sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento.
Bellissima recensione, ho appena terminato il libro e devo dire che Manuela lo "racconta" con passione e centrando il punto foocale, aprendeo a doppia mandata la chiave di lettura al quale Il giovane Holden è ispirato.😀