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''Il Mostro di Düsseldorf su carta''

A Graphic Novel based on the film by Fritz Lang


A cura di Paolo Beretti

Una delle Graphic Novel fondamentali per la conoscenza di questo genere artistico-letterario è ''M'', realizzato interamente dall'americano Jon J. Muth nel 1990. Mai tradotto in italiano, M è stato un caposaldo per altri autori successivi e, a sua volta, il foto-realismo in bianco e nero che Muth ha qui utilizzato con maestria deriva da precedenti illustri, Klimt e Balla in primis.

Nel successivo ''Moonshadow'', questo sí tradotto nel nostro paese, l'artista di New York ha esibito una multiformitá di stili, mentre qui si concentró sullo studio e sulla riproposizione delle scene piú evocative del capolavoro di Fritz Lang del 1931, tradotto in italiano come ''M il mostro di Dusseldorf''.

Se il primo film sonoro di Lang colpisce anche perchè crea suspence suggerendo più che mostrando, grazie al sapiente uso delle ombre, il fumetto di Muth insiste proprio su queste scene, reiterandole in più vignette.




La tecnica prosegue per tre capitoli con una sovrapposizione di velari disegnati:

dapprima una accuratissima preparazione grafica con la punta d'argento (di rinascimentale memoria); caricata nelle ombre oscure con la grafite; sfocata per rendere il movimento e la nebbia grazie a polvere di gesso stesa a pennello; infine punteggiata coi pastelli di tracce cromatiche per far risaltare gli oggetti significativi alla trama.

L'ultimo capitolo è invece stato dipinto con colori ad olio su carta preparata (impermeabilizzata con gesso): i bianchi divengono cosí più tangibili e pesanti e si sfumano nel nero con tratti dal sapore futurista. L'autore racconta senza reticenze la sua ricetta stilistica e ci tiene a svelare la metodologia d'indagine fotografica, sorretta da una concettualitá degna della 'pop-art europea' di Gerhard Richter: ha scattato fotografie ai fotogrammi del lungometraggio, per poi riprodurre le foto su carta e non direttamente i fotogrammi; mantenendo in modo puntuale e ossessivo le particolaritá dei suoi scatti, che in questo modo si sono sommate alle caratteristiche della telecamera: sovra e sotto-esposizioni, sfocature, distorsioni o effetto-mosso. Una scelta estetica lucidamente consapevole di quanto la tecnologia dei media modelli e costruisca l'immaginario visivo della nostra epoca.





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