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Il Simbolismo, la corrente letteraria e artistica che nacque in Francia


"Le Figaro" avviò la pubblicazione del settimanale Le Symboliste (Fig.1)

A cura di Manuela Moschin

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Il simbolismo nacque in Francia, ma si irradiò rapidamente nel resto d'Europa come corrente letteraria e artistica nel 1886, quando su "Le Figaro", che avviò la pubblicazione del settimanale Le Symboliste (Fig.1), venne diffusa la tesi dichiarata da Jean Moréas (1856-1910) (Fig.2) sul "Manifesto del Simbolismo".

Nell'articolo venne espressa una nuova concezione nei confronti dell'estetica, che interessava l'ambito letterario, artistico e musicale. Secondo la teoria simbolista, la realtà non veniva individuata tramite l'esistenza oggettiva delle cose, ma si percepiva nell'idea.

In una piccola citazione di Gustave Moreau (1826-1898) è racchiuso tutto il pensiero simbolista:

Credo solo a ciò che non vedo e unicamente a ciò che sento.

In sintesi l'ideologia simbolista si basa sul mistero profondo del mondo e della vita, sulle sensazioni che si percepiscono nell'anima e non alla realtà vista con gli occhi.

Ciò che proviene dall'interno viene proiettato sulla tela. Le sensazioni si concretizzano manifestandosi in un'immagine-simbolo: ciò che è invisibile si converte in visibile.

L'artista non riproduceva oggetti, ma esprimeva idee che estraeva e tramutava in simboli.

I pittori simbolisti riproducevano sulla tela il mito, il sogno, l'immaginario, il fantastico e il soprannaturale; talvolta rivolgevano il loro interesse anche verso le simbologie orientali, alchemiche ed esoteriche.

Le opere molto spesso sono caratterizzate da un forte decorativismo e si contraddistinguono per le tonalità cupe per lo più raffiguranti temi mitologici e letterari, che intensificano il senso di mistero.

La letteratura era strettamente collegata al mondo dell'arte: i pittori realizzavano i loro dipinti ispirandosi agli scritti di alcuni poeti come Baudelaire, Mallarmé, Verlaine, Rimbaud.

La raccolta lirica I Fiori del Male di Charles Baudelaire (1821-1867)(Fig.3) diventò il simbolo della resistenza al progresso. Lo scrittore fu il precursore dei successivi poeti simbolisti. La sua poetica influenzò le arti figurative in Belgio dove divenne amico del pittore, incisore e disegnatore  Felicien Rops  (1833-1898).

Scrisse Baudelaire:

"La Natura è un tempio ove viventi colonne lasciano talvolta uscire confuse parole; l'uomo vi passa attraverso foreste di simboli che lo osservano con sguardi a lui familiari" (Corrispondenze, I Fiori del Male).

Felicien Rops esponente delle correnti simboliste, rappresentava nelle sue opere: sesso, morte e immagini sataniche. Egli creò il frontespizio per "Les épaves" (i relitti) (Fig.4) raffigurante un'immagine macabra dell'albero della vita, che dedicò a una selezione di poesie per "Les Fleurs du mal" (I Fiori del Male), censurata in Francia e pubblicata solo in Belgio nel 1866. 

Il poeta Jean Moréas sostenne che il simbolo è l'elemento rivelatore:

"La poesia simbolista cerca di rivestire l'idea di una forma sensibile, che però, non sarebbe il suo obiettivo a sé stesso, ma che, mentre serve per esprimere l'idea, rimarrebbe soggetto". 

Gustave Moreau (1826-1898) e Odilon Redon (1840-1916) anticiparono la corrente simbolista fin dalla metà del 1860, che nacque in contrapposizione con il Realismo e l'Impressionismo. Le  prime opere di Moreau, sebbene fossero ancora di tipo accademico, possiedono le caratteristiche del nuovo movimento, dove primeggiano i racconti biblici e i miti classici.

Il simbolismo, oltre a interessare la Francia con Gustave Moureau, Pierre Puvis de Chavannes  (Fig.5) e Odilon Redon (Fig.6) coinvolse altri Paesi europei tra i quali: Belgio, Inghilterra, Austria, Italia e Germania.

In Inghilterra il movimento simbolista venne rappresentato da William Blake e dal gruppo dei preraffaelliti, dove predominavano composizioni a carattere allegorico. La Germania, invece, ebbe pittori cosiddetti idealisti come Arnold Böcklin e Anselm Feuerbach; esponenti dello Jugendstil invece furono Hans Von Stuck e Max Klinger. In Austria il principale esponente fu Klimt con il suo esasperato decorativismo e la rappresentazione di soggetti di tipo simbolico. Il Belgio, oltre a Rops, ebbe un altro fondamentale rappresentante: Fernand Khnopff, le cui composizioni erano a carattere allegorico. Inoltre, un gruppo di artisti parigini tra i quali Sérusier, Pierre Bonnard, Maurice Denis, Paul Ranson, Henri Ibels dell'avanguardia post-impressionista, diedero vita alla pittura Nabis (profeta in ebraico). Fu Paul Sérusier allievo di Paul Gauguin anch'esso simbolista, che formò il gruppo che usava rappresentare sulla tela simboli storici e mitologici (il gruppo si dissolse dopo la partenza di Gauguin per Tahiti nel 1891). In Italia il simbolismo si manifestò qualche decennio più tardi in vari modi, soprattutto mediante il divisionismo, nel quale i dipinti erano di contenuto allegorico. I poeti simbolisti italiani furono Gabriele D'Annunzio, Giovanni Pascoli e Dino Campana.

Gabriele d'Annunzio nel giornale "Il Mattino" (1892) asserì:

L'arte espanderà la sua nuova fioritura, originale e suprema, in un'atmosfera di sogno.

Cito alcuni dei protagonisti della corrente simbolista italiana: Pellizza da Volpedo, Galileo Chini, Giovanni Segantini (Fig.7), Gaetano Previati (Fig.8), Giorgio De Chirico, Felice Casorati, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Vittorio Zecchin, Giulio Aristide Sartorio, Plinio Nomellini, Vittorio Emanuele Bressanin, Cesare Laurenti, Giorgio Kienerk, Domenico Baccarini, Cesare Saccaggi, Cesare Laurenti, Francesco Lojacono, Guido Marussig, Leonardo Bistolfi e Alberto Martini.

I temi rappresentati riguardavano l'inconscio, il senso della vita e della morte, il sogno, il mito, il mistero.

Riporto una stupenda riflessione del critico d'arte e politico Giulio Carlo Argan (1909-1992) che sintetizza e analizza in modo chiaro e preciso la concezione simbolista:

L'arte non rappresenta, rivela per segni una realtà che è al di qua o al di là della coscienza. Le immagini che salgono dal profondo dell'essere umano s'incontrano con quelle che provengono dall'esterno: il dipinto è come uno schermo diafano attraverso il quale si attua una misteriosa osmosi, si stabilisce una continuità tra il mondo oggettivo e il soggettivo (G.C. Argan, L'Arte moderna 1770-1970). 

Jean Moréas (1856-1910) (Fig.2)

Charles Baudelaire, Felix Nadar 1855-1862 - Parigi Musée d'Orsay (Fig.3)

Félicien Rops 1866 Illustration for "Les Epaves" by Charles Baudelaire (Fig.4)

Pierre Puvis de Chavannes "Il sogno" (1883) Walters Art Museum di Baltimora (Fig.5)

Odilon Redon "Pegaso e le Muse" 1900, olio su tela, Parigi, Collezione privata. (Fig.6)

Giovanni Segantini "L'Angelo della vita", 1895  Galleria d'Arte Moderna Milano (Fig.7)

Gaetano Previati "La danza delle ore", 1899 Collezione d'Arte della Fondazione Cariplo (Fig.8)


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