e la Recensione del Romanzo "La Flagellazione di Piero" di Mariagrazia Pecci
Recensione del Romanzo "La Flagellazione di Piero" di Mariagrazia Pecci
A cura di Manuela Moschin
Da appassionata d'arte quando ricevetti il libro rimasi attratta dal titolo piuttosto accattivante.
"La Flagellazione di Piero" di Mariagrazia Pecci invero allude chiaramente al celebre dipinto di Piero della Francesca del 1453 e conservato nella Galleria Nazionale delle Marche di Urbino.
Ci tengo a sottolineare che il romanzo ha soddisfatto le mie aspettative perché si tratta di una narrazione ricca di informazioni ben documentate e descrizioni molto affascinanti.
Per rendere l'idea della sua struttura ho riportato nell’articolo alcune citazioni tratte dal libro, evidenziando che è un romanzo interessante anche sotto il profilo storico-artistico.
Mariagrazia Pecci ha reso ancora più incantevole la figura dell’artista Piero della Francesca, raccontando una vicenda legata a un mistero toscano.
Avvincente fin dalle prime pagine, il libro si sviluppa alternando tre epoche differenti attraverso alcuni salti temporali risalenti al 1482 ai tempi del pittore Piero della Francesca, al 1988 a Sansepolcro e al 2012 rispettivamente a Firenze e ad Arezzo. Tra un capitolo e l'altro l’autrice accompagna il lettore nel passato e nel presente entro un intreccio intessuto con maestria.
La blogger e giornalista Lisa Giovinelli è la protagonista che scrive articoli inerenti ai misteri della Toscana e che si trova alle prese con un singolare enigma relativo a due giovani studenti del liceo artistico di Sansepolcro che sono scomparsi, dei quali ha ricevuto stranamente delle foto sul blog. Al fine della risoluzione del caso Lisa si avvale dell’aiuto da parte del suo amico questore Verroni.
Ma il capitolo che mi ha catturata maggiormente è relativo al racconto della Leggenda della Vera Croce nel quale la scrittrice si sofferma in modo meticoloso.
A tal proposito ho dedicato l’articolo a uno degli affreschi di Piero della Francesca che lo rappresenta ossia "Il sogno di Costantino".
Grazie a Mariagrazia ho avuto l'opportunità di dedicarmi a un artista noto per la tecnica pittorica e per gli studi geometrico prospettici alquanto rigorosi, conferendo alle opere un'atmosfera luminosa, il senso della profondità dei volumi e la plasticità dei corpi.
Concludo esprimendo i complimenti a Mariagrazia per aver creato una storia davvero intensa.
L'articolo prosegue parlando del dipinto di Piero della Francesca "Il sogno di Costantino" 👇
Piero della Francesca e la Leggenda della Vera Croce (1452-1466) affresco, tempera a olio. Arezzo, basilica di San Francesco, cappella maggiore, coro.
Facciamo un salto indietro nel tempo per arrivare esattamente al 1452 quando la famiglia Bacci incaricò Piero della Francesca di continuare gli affreschi relativi le Storie della Croce che Bicci di Lorenzo (1373-1452) aveva iniziato e che non potè terminare a causa della sua morte.
Piero della Francesca per rappresentare la storia del legno della Croce seguì non solo i Vangeli Apocrifi ma anche la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Gli affreschi sono stati suddivisi in dieci scene distribuite in due lunette e otto riquadri su tre registri, oltre a due figure di profeti.
L'opera è ricca di connotazioni politico religiose. Il ciclo si colloca nel clima della conquista turca di Costantinopoli (cade nel 1453) per la quale l'Europa temeva una possibile avanzata da parte del sultano Mehmed II.
Ma cosa racconta la Leggenda della Vera Croce? Sentiamo cosa riferisce l'autrice Pecci:
"Adamo prossimo a morire, ordinò al figlio Set di andare alle porte del Paradiso per chiedere aiuto a Dio un olio miracoloso che permettesse una morte serena. L'Arcangelo Gabriele, invece, gli diede un germoglio dell'albero della Conoscenza da collocare nella bocca di Adamo al momento della sua dipartita... La leggenda continuava col germoglio che crebbe e divenne albero. Re Salomone decise di impiegarlo nella costruzione del Tempio di Gerusalemme. Gli operai però non riuscirono a utilizzare quel legno. Malgrado i loro sforzi, risultava sempre troppo lungo o troppo corto rispetto all'occorrente e allora decisero di servirsene come passerella sul fiume Silce. Quando la Regina di Saba, trovandosi ad attraversare quel ponte, riconobbe il legno, profetizzò che un giorno sarebbe stato utilizzato per fabbricare una croce che avrebbe segnato il predominio del popolo ebraico. Re Salomone, messo a conoscenza della profezia, ordinò che la trave fosse sepolta nelle viscere della terra."
Piero della Francesca "Il sogno di Costantino" Leggenda della Vera Croce, 1452-1459 Affresco cm. 329x190 Arezzo, San Francesco
Tra gli affreschi presenti nella basilica di San Francesco ad Arezzo si trova "Il sogno di Costantino" che è collocato nella porzione inferiore della parete dietro l'altare. L'opera è considerata il primo notturno della pittura italiana.
Mentre sta dormendo in una tenda cilindrica a Costantino gli compare un angelo in volo la notte che precede la battaglia contro i barbari di Massenzio. L'angelo tiene nelle braccia una croce luminosa che illumina la tenda per annunciare la vittoria dell'imperatore nel caso in cui avesse rappresentato la croce di Cristo sugli scudi dei soldati.
Una luce divina soprannaturale si diffonde armoniosamente, accendendo le tonalità dei gialli e dei rosa e creando un effetto di controluce sui militi.
Le loro armature riflettono attraverso un gioco di luci e ombre. L'atmosfera che si percepisce è quella di quiete malgrado la situazione tragica che si sarebbe verificata l'indomani. Quell'abbaglio luminoso proviene dalle piume dell'angelo che è giunto per rischiarare le tenebre e per rammentare all'uomo che non è solo. Le stelle non sono state inserite casualmente ma corrispondono alla loro vera posizione. Il momento rappresentato corrisponde all'alba poiché si riferisce alla cultura classica nella quale i sogni fatti all'alba erano considerati premonitori e veritieri.
Racconta Mariagrazia Pecci nel romanzo "La Flagellazione di Piero":
"L'imperatore Costantino sognò la sua vittoria contro l'usurpatore Massenzio solo se avesse utilizzato il simbolo della Croce. Piero rappresentò la scena del sogno attraverso l'imperatore Costantino che dormiva tranquillo sotto la tenda del suo accampamento, vegliato dalle guardie del corpo e da due soldati, mentre dall'alto si avvicinava un angelo che recava in mano una piccola croce. Seduta accanto al letto di Costantino inserì una figura che guardava trasognata fuori dal dipinto con un'espressione di impotenza:"
Vi ringrazio per avermi letta.
Manuela
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