Recensione
A cura di Manuela Moschin
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Erri de Luca narra la storia di Miriàm/Maria, nella quale l'autore ha utilizzato uno stile poetico di grande spessore. Essendo egli dotato di una spiccata originalità creativa è riuscito delicatamente a trasferire su carta le emozioni dei protagonisti. Il libro si apre con l’Annunciazione, ossia il momento in cui l’Arcangelo Gabriele annuncia a Maria la nascita di Gesù. Miriàm, esprimendosi in prima persona, crea un legame particolare con il lettore, che si sente coinvolto nella vicenda. Tutto si basa sulle notizie riportate dai Vangeli di Matteo e Luca. Come riporta lo stesso autore, Maria si è trovata da sola ad affrontare il momento del parto perché: “Non è scritto nei loro libri che nella stalla c’erano levatrici o altro personale intorno al parto. Quello che non è scritto fa ugualmente parte del racconto: non c’erano. Partorì da sola”.
Il romanzo di De Luca consta di poche ed essenziali pagine, che fanno rivivere un periodo armonioso e intenso della vita di Maria. Stupendi i dialoghi che si svolgono tra Miriàm e Iosef, che ha accettato la situazione con fiducia, coraggio e immenso amore, dicendo:”Miriàm, sai cos’è la grazia?” “Non di preciso”, risposi.
“Non è un’andatura attraente, non è il portamento elevato di certe nostre donne bene in mostra. È la forza sovrumana di affrontare il mondo da soli senza sforzo, sfidarlo a duello tutto intero senza neanche spettinarsi. Non è femminile, è dote di profeti. È un dono e tu l’hai avuto. Chi lo possiede è affrancato da ogni timore. L’ho visto su di te la sera dell’incontro e da allora l’hai addosso. Tu sei piena di grazia. Intorno a te c’è una barriera di grazia, una fortezza. Tu la spargi, Miriàm: pure su di me.”
Erano parole da meritarsi abbracci. Restammo sdraiati senza una carezza. Ci pensai un poco e risposi per gioco:”Tu sei innamorato cotto, Iosef”.
Erri De Luca è entrato con passo felpato nella vita di Maria, cogliendone gli aspetti più intimi. Si è immedesimato nel personaggio, in maniera sublime, creando una prosa avvolgente. "In nome della madre" è un libro che si legge in un lampo, e che rimane nel cuore per sempre.
Ed è l’amore della Sacra Famiglia, che fluisce dolcemente, a travolgere ogni cosa: “E mentre le nostre parole diventavano più salde di amore, la luna era in ultimo quarto e al suo posto brillava la luce tagliente di una stella cometa salita sopra il cielo d’Israele. I pastori di greggi erano inquieti, le bestie spaventate da quella luce fredda uscita dal fondo di pozzo del firmamento. A guardarla faceva lacrimare.”.
Grazie, vi abbraccio con affetto
Manuela
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