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L'Angelo della vita di Giovanni Segantini


Giovanni Segantini “L’angelo della vita” 1894 - olio su tela - cm. 276x212 Galleria d’Arte Moderna, Milano (Foto a cura di Manuela Moschin)

Video Arte Youtube: Giovanni Segantini - Lettura articolo di Manuela Moschin:


A cura di Manuela Moschin

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Buongiorno a tutti, ho scelto di parlarvi di un dipinto di Giovanni Segantini intitolato "L’Angelo della vita", nel quale l'artista interpreta, in modo eccellente, la figura materna in chiave simbolista. 

Nel dipinto Segantini tratta un argomento che attirò l'attenzione di molti artisti del suo periodo, ossia quello della secolarizzazione del tema della maternità cristiana, raffigurando la madre non più paragonabile a una Madonna, ma staccandosi dalla tradizione iconografica religiosa. Ecco, allora, che nelle sue opere l'artista enfatizza il ruolo della madre in un contesto naturalistico,  esaltandone  la dolcezza, attraverso l'impiego di una luce calda e delicata, nella quale domina il colore bianco della purezza.

La madre, pertanto,  si identifica con la natura e la figura femminile è "L'Angelo della vita".  

La perdita della mamma quand'era ancora un bambino lo segnò profondamente nell'animo, incidendo sulla produzione delle sue opere.

Egli proiettava sui dipinti il suo tormento,  idealizzandolo in una dimensione onirica. Il suo immergersi nelle tele rappresentava un tentativo di superamento dei traumi dell'infanzia dovuti alla mancanza d'affetto. 

Ecco cosa scrisse Segantini rispondendo con l'articolo "Che cosa è l'arte" pubblicato in "Ver Sacrum" del 1899:

"Quando volli raddolcire ai genitori d'un fanciullo morto il dolore dipinsi "Il dolore confortato dalla fede"; per consacrare il legame d'amore di due giovani dipinsi "L'amore alla fonte della vita"; per far sentire tutta la dolcezza dell'amore materno dipinsi "Il frutto dell'amore" e "L'angelo della vita"; quando volli castigare le cattive madri, le vani sterili lussuriose, dipinsi i castighi in forma di purgatorio, e quando ho voluto additare la fonte di ogni male ho dipinto "La vanità".  Egli inoltre affermò: "Amai e rispettai sempre la donna in qualunque condizione essa sia, purché abbia viscere di madre".
Giovanni Segantini “L’angelo della vita” 1894 - olio su tela - cm. 276x212 Galleria d’Arte Moderna, Milano (Foto a cura di Manuela Moschin) Dettaglio
Giovanni Segantini “L’angelo della vita” 1894 - olio su tela - cm. 276x212 Galleria d’Arte Moderna, Milano (Foto a cura di Manuela Moschin) Dettaglio

Il dipinto raffigura una donna adagiata su una betulla che sta tenendo in braccio un bambino. Lei possiede lunghissimi capelli e il suo sguardo è tenero e amorevole. La figura femminile rappresentata è la modella Baba, la balia di famiglia, mentre il bambino è Gottardo Segantini (1882-1974)  il figlio del pittore. 

Dotato di rami spessi e robusti l'albero custodisce un importante significato simbolico, richiamando, altresì, la glorificazione della natura nel continuo ciclo della vita, infatti si può notare che da una parte i rami sono dotati di fiori in bocciolo, mentre quelli che si trovano sull'altro lato sono rinsecchiti.

Il fulcro dell'opera si staglia al centro dove è presente l'origine di tutto ciò, ossia la prima madre. Nell'Angelo della vita la donna è la radice dell'umanità. 

Il simbolismo dell'artista è fortemente legato ai temi dell'amore e della maternità che l'artista trasfigurava nella natura. Inoltre, è fondamentale ricordare che si tratta di uno dei temi centrali del periodo storico e culturale chiamato decadentismo italiano di poeti come D'Annunzio o Pascoli sorto inizialmente come corrente letteraria e che in seguito interessò anche l'ambito artistico.

Giovanni Segantini (1858-1899) fu uno dei massimi esponenti del divisionismo, un movimento pittorico che si sviluppò nell'ultimo periodo del XIX secolo che vede un rinnovamento dell'arte italiana secondo una visione realista, simbolista e naturalista. Il divisionismo deriva dal Puntinismo francese (Pointillisme) che ottenne massima luminosità accostando piccoli punti di colore.

La tecnica pittorica "divisa" invece mirava ad avere lo stesso risultato, ma attraverso la stesura di filamenti irregolari. Essa si sviluppò soprattutto in Italia settentrionale e fu caratterizzata da piccole pennellate in tocchi separati attraverso l'uso di toni semplici. Dalla separazione dei colori in singole linee che interagiscono fra di loro emergono opere straordinarie, derivante nel suo insieme da un effetto ottico sensazionale. Segantini nel suo simbolismo decorativo mirava proprio a esaltare la linea come base della visione pittorica. 

In generale gli artisti divisionisti si occuparono di diverse tematiche, ponendo attenzione nei confronti delle problematiche sociali. I maggiori esponenti furono in particolar modo Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) del quale ricordiamo la celebre opera "Il quarto stato", Angelo Morbelli (1853-1919)  uno dei suoi capolavori è "Giorni... ultimi!" che tra l'altro come per "L'Angelo della vita" ho avuto modo di visitare nella Galleria d'Arte Moderna di Milano, e Plinio Nomellini (1866-1943). 

Giovanni Segantini, Gaetano Previati (1852-1920) e Vittore Grubicy, invece, si occuparono di temi legati al mondo della natura, letterari o allegorici simbolisti.

Il pittore, mercante d'arte e critico d'arte italiano Vittore Grubicy (1851-1920) contribuì allo sviluppo del divisionismo mediante la promozione di mostre. Egli ebbe un ruolo fondamentale nella carriera artistica di Segantini, in quanto lo introdusse nell’ambito delle esposizioni locali e internazionali.   


Giovanni Segantini “L’angelo della vita” 1894 - olio su tela - cm. 276x212 Galleria d’Arte Moderna, Milano (Foto a cura di Manuela Moschin)
Angelo Morbelli "Giorni... Ultimi" 1882-1883 Olio su tela (Foto a cura di Manuela Moschin)
Angelo Morbelli "Giorni... Ultimi" 1882-1883 Olio su tela (Foto a cura di Manuela Moschin)
Giovanni Segantini "Ritratto di Vittore Grubicy de Dragon" 1887 olio su tela - Leipzig, Museum der Bildenden Kunste
Vittore Grubicy de Dragon "Pecore sullo scoglio" Galleria d'Arte Moderna Milano (Foto a cura di Manuela Moschin)

Vi ringrazio

Manuela

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