Uno Sguardo ai Disegni di Leonardo da Vinci citati nel Romanzo "Clone" di Paolo Negro.
A cura di Manuela Moschin
Nel romanzo "Clone" di Paolo Negro tramite un intreccio narrativo cita due capolavori di Leonardo da Vinci: l'Autoritratto e la Battaglia di Anghiari.
Racconta l’autore Paolo Negro:
"Monsignore, non volevo certo svilire l'importanza della Sindone! Comprenda per favore...Non sono propriamente in forma, abbia un minimo di pietas..."
e ancora:
La Sindone è una delle più importanti - e controverse - reliquie della cristianità.
L'autore ha dedicato il romanzo ai misteri intrinseci della Sacra Sindone. Una reliquia enigmatica, ancora oggi, oggetto di studio e di discussione che ha da sempre incuriosito credenti e non.
Paolo Negro ha mostrato grande maestria nel trattare l'argomento, entrando in punta dei piedi, con molta discrezione e sottigliezza teologica e facendo meditare il lettore sui segreti e sugli aspetti controversi dibattuti da secoli.
Il libro lascia con il fiato sospeso sin dall'inizio. Ricco di colpi di scena, offre un finale imprevedibile e molto commovente. Vi consiglio di leggerlo lasciandovi trasportare dal suo meraviglioso stile narrativo, scorrevole e piacevole, che cattura e coinvolge.
Abbandonatevi alla vostra fantasia, entrando in sintonia con i personaggi, dipinti dall'autore in modo alquanto realistico e immedesimatevi empaticamente nei dialoghi dei protagonisti, che lasciano validi spunti di riflessione e suscitano una crescita interiore, perché il romanzo di Paolo è un inno alla vita che tocca le corde dell'anima, una storia sorprendentemente originale dove nulla è scontato, un mistero da risolvere con uno scenario da brivido. Egli non ha raccontato solamente una storia, ma ha trasmesso un messaggio occulto per ognuno di noi: potrei dire addirittura che il finale è personalizzato, in quanto interpretabile in modo diverso a seconda del proprio credo, che in ultima analisi rappresenta il nocciolo della questione.
Un particolare apprezzamento a Daniela Piazza, una scrittrice grandemente stimata e rinomata che, nella sua interessante prefazione, guidata dalla sua professionalità e sensibilità ha splendidamente interpretato e descritto il nucleo del romanzo, coinvolgendo e infondendo curiosità nel lettore che si accinge ad avventurarsi ed esplorare questa eccellente opera. Scrive Daniela Piazza:"Negro si muove con la massima attenzione e delicatezza su un terreno sensibile e complesso come è quello della Fede, a livello confessionale e a livello personale".
Grazie Paolo hai creato un capolavoro che lascia un segno emotivamente indelebile.
Di seguito una citazione dell'autore che mi ha colpita:
...Talvolta la vita stessa è una messa. La più importante di tutte...E il mondo può essere la chiesa più bella di tutte e la sacrestia qualunque luogo. Così come, invece, qualunque luogo può trasformarsi nella strada che conduce al Calvario.
Inoltre, sono lieta di annunciare che l'autore si è reso disponibile per un'intervista. E' una grande opportunità, oltre ad essere un privilegio, poter conoscere alcune curiosità, aneddoti, segreti e quant'altro relativi al suo romanzo. Potrete inserire le vostre domande alla fine dell'articolo cliccando "Inserisci il tuo commento", l'autore vi risponderà direttamente.
Ringrazio di cuore Paolo per la sua gentilezza.
Il romanzo inizia con la violazione di due oggetti importantissimi, custoditi a Torino, a poche decine di metri uno dall'altro: la Sacra Sindone e l'Autoritratto di Leonardo da Vinci.
Racconta l’autore Paolo Negro:
"Perché appena ho sentito ciò che era accaduto alla Biblioteca Reale "rispose con uno scatto il monsignore, "mi sono agitato e sono venuto a controllare se, in qualche modo, i due fatti potessero, o dovessero, essere in qualche modo collegati!".
La Biblioteca Reale di Torino e la preziosa raccolta di Opere d'Arte
La Biblioteca particolare del Re è ricca delle più scelte e belle edizioni moderne di opere appartenenti a storia, viaggi, arti, economia pubblica e scienze diverse. Vi si annoverano più di 30.000 volumi a stampa, tra’ quali alcuni in pergamena e miniati.
Davide Bertolotti (1840)
Nel Palazzo Reale di Torino, che dal 1997 fa parte del Patrimonio dell'Umanità UNESCO, è ubicata la Biblioteca Reale (Fig.2). Nel 1831 Carlo Alberto di Savoia-Carignano amante della cultura desiderò attuare un rinnovamento architettonico e artistico della struttura. Tra le sue innovazioni nel 1839 istituì la Biblioteca Reale, incaricando il Conte Michele Saverio Provana del Sabbione di raccogliere il patrimonio librario, disperso in seguito a una grande perdita dovuta alle spoliazioni napoleoniche e alla donazione elargita all'Università di Torino da parte di Vittorio Amedeo.
Carlo Alberto nominò bibliotecario di corte Domenico Promis, che si impegnò a incrementare la raccolta tramite acquisizioni di fondamentale importanza. Oltre a ciò, venne progettata una nuova Biblioteca, sotto la galleria Beaumont, da parte dell'architetto di Corte Pelagio Palagi. Nel 1840 essa si impreziosì ulteriormente arricchendosi di trentamila volumi e una pregiata collezione di disegni, incisioni, manoscritti, carte nautiche e cinquecentine. Giovanni Volpato, Ispettore della Reale Galleria dei quadri e Sotto Segretario della Reale Accademia Albertina di Belle Arti, ebbe un ruolo basilare, in quanto tra il 1839 e il 1840 vendette per 50.000 lire piemontesi la sua preziosa collezione di disegni che comprendeva, oltre ai capolavori di Leonardo da Vinci, opere di artisti come Raffaello, Michelangelo, Carracci, Tintoretto, Perugino, Guercino, Canova, Tiepolo, Veronese, Rembrandt e Vasari.
Attualmente la Biblioteca conserva 200.000 volumi, incisioni, 4.500 manoscritti, pergamene, disegni, carte antiche e il celebre "Autoritratto" di Leonardo Da Vinci, del quale ne parlerò nei prossimi articoli.
Leonardo da Vinci e la Magnificenza del Disegno
Leonardo da Vinci (Anchiano 1452 - Amboise 1519) pittore, ingegnere e scienziato, fu anche un abile disegnatore. Si può notare che in tutti i suoi dipinti applicò uno studio accurato tramite l'impostazione del disegno.
Giorgio Vasari (1511-1574) pittore, architetto e storico dell'arte e grande sostenitore di questa tecnica, nella serie di biografie dedicata ad artisti intitolata "Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori" pose attenzione alla maestria di Leonardo nel creare un "Disegno Perfetto":
"Leonardo da Vinci, il quale dando principio a quella terza maniera che noi vogliamo chiamare moderna, oltra la gagliardezza e bravezza del disegno, ed oltra il contraffare sottilissimamente tutte le minuzie della natura, così a punto come elle sono, con buona regola, miglior ordine, retta misura, disegno perfetto, e grazia divina, abbondantissimo di copie, e profondissimo di arte, dette veramente alle sue figure il moto e il fiato".
E' risaputo che Leonardo scriveva al contrario, ossia da destra a sinistra. Questa sua caratteristica è stata per secoli ritenuta avvolta di mistero, in quanto influì molto sulla produzione delle sue opere. Rispetto ad altri artisti come Botticelli o il Ghirlandaio, dei quali possediamo pochissimi disegni, di Leonardo ne abbiamo una grandissima quantità. Tra le migliaia di schizzi e disegni solo una parte fu destinata a un progetto pittorico o scultoreo. Le sue opere grafiche fungevano da studio, allo scopo di ottenere soluzioni formali, non necessariamente da applicare in una utilizzazione pratica.
Leonardo aveva un grande interesse per i cavalli dei quali produsse un'enorme quantità di schizzi. Le scene di guerra che rappresentò nella "Battaglia di Anghiari" (dalla Fig.16 alla Fig.23) sono frutto di un accurato studio dal vero, come è testimoniato dagli studi di animali. Sono, inoltre, numerosi i disegni raffiguranti dei volti di profilo, un soggetto più volte rappresentato nelle botteghe fiorentine del Rinascimento, soprattutto in quella di Andrea del Verrocchio. I suoi apprendisti utilizzavano come principio base l'esercizio del copiare. Probabilmente gli artisti dell'epoca si rifacevano ai metodi consigliati da Cennino Cennini, il quale nei suoi scritti suggeriva di copiare le opere eseguite dai grandi maestri.
Diverso è il procedimento utilizzato da Leonardo per gli studi relativi al panneggio. Egli, infatti, usava applicare la stessa tecnica della pittura, dove le vesti venivano create con una tonalità più scura. Nell'opera incompiuta "L'Adorazione dei Magi" (Fig.9) si può notare, infatti, che in alcuni punti lo strato di colore è molto denso e scuro.
Un'altra tipologia di disegno, al quale l'artista dedicò numerosi studi, è relativa alla fisiognomica umana, campo in cui egli dimostrò di avere una perfetta padronanza. Egli consigliava di combinare i dettagli migliori dei vari volti. Nei disegni grotteschi (Fig.11) si può osservare come venne applicata tale metodologia. Egli accostava una fronte piatta con una incurvata, oppure un naso schiacciato e uno aquilino.
E' presente un disegno molto interessante conservato agli Uffizi, che dimostra come Leonardo utilizzasse questo principio della contrapposizione. Nella figura n. 10 si può notare un vecchio con il naso ricurvo che sta osservando un giovane riccioluto dai tratti dolci e proporzionati. Leonardo consigliava di abbinare volti brutti e vecchi con giovani e affascinanti:
"Dico anco che nelle istorie si debbe mischiare insieme vicinamente i retti contrari, perchè danno gran parangone l'uno a l'altro; e tanto più quanto saranno più propinqui, cioè il brutto vicino al bello, e 'l grande al piccolo e 'l vecchio al giovane, il forte al debole; e così si varia quanto si pò e più vicino".
Leonardo, uomo poliedrico dalle mille risorse, per i suoi studi anatomici usava sezionare i cadaveri. Secondo alcune fonti pare che ne abbia esaminati una ventina.
A tal proposito affermò:
"E se tu avrai l'amore a tal cose, tu sarai forse impedito dallo stomaco; e se questo non t'impedisce, forse ti mancherà il disegno bono, il qual s'appartiene a tal figurazione".
Nelle immagini che seguono si possono ammirare i disegni molto dettagliati realizzati in seguito agli studi effettuati sulle salme.
"Autoritratto" di Leonardo da Vinci 1515-1516 ca Biblioteca Reale di Torino. Sanguigna su carta bianca ingiallita con minuscole ossidazioni, mm 333x213.
Racconta ancora l’autore:
Nonostante avessero scoperto che la teca dell'Autoritratto era stata aperta e i sensori per il controllo dell'atmosfera fossero andati in tilt segnalando l'anomalia, l'opera era rimasta comunque al suo posto. La sanguigna, come l'aveva chiamata vedendola la sovrintendente con quel tono così dolcemente preoccupato che avrebbe tranquillamente lasciato presagire stesse parlando di suo figlio, era ancora al suo posto.
"Leonardus Vincius Ritratto di se stesso assai vechio" (Il Ritratto di lui stesso assai vecchio) è la scritta che emerge sul margine inferiore dell'Autoritratto di Leonardo (Fig.1-12) nel quale si osserva l'immagine di un uomo vecchio e saggio dallo sguardo corrucciato, con i capelli lunghi e una folta barba disegnata con grande precisione. Sul volto compaiono delle rughe profonde e sul cranio l'artista creò un effetto calvo, tracciando solamente poche linee.
L'Autoritratto di Leonardo è considerato un prezioso cimelio che, assieme ad altri dodici suoi disegni, è conservato nel caveau della Biblioteca Reale di Torino. Faceva parte della collezione di Giovanni Volpato, che oltre all'autoritratto comprende anche altre opere di grande pregio come il "Ritratto di fanciulla, presunto studio per il volto dell'angelo della Vergine delle Rocce" (Fig.13) (considerato dallo storico dell'arte Bernard Berenson "Il disegno più bello del mondo"), "Ercole e il leone nemeo" "Nudi per la battaglia di Anghiari", "Testa virile di profilo incoronata d'alloro".
Alla morte di Leonardo nel 1519 i suoi manoscritti e i disegni furono ereditati dal collaboratore Francesco Melzi. Dopo il suo decesso tutta la collezione, compreso l'autoritratto, venne dispersa dai suoi figli. L'opera venne recuperata grazie al collezionista Giovanni Volpato che l'acquistò probabilmente in Inghilterra o in Francia vendendola successivamente a Carlo Alberto di Savoia.
Nel tempo l'Autoritratto suscitò grande interesse e fascino a partire dalla sua effettiva identità, dalla sua provenienza e dal suo autore. Sono sorte numerose perplessità rispetto alla scritta apposta a sinistra del recto del foglio. Non è nota, infatti, la sua datazione ma soprattutto l'artefice che la redasse. Esiste anche una ricca bibliografia che riconosce nel ritratto la fisionomia di filosofi come Pitagora o Demostene, oppure il volto del padre di Leonardo, ovverosia Piero da Vinci.
I disegni di Leonardo rappresentano una preziosa testimonianza delle sue ricerche, che non si riferivano soltanto alla produzione artistica. Essi furono uno strumento utilizzato per le sue indagini scientifiche rivolte a numerosi campi del sapere. Inoltre, essi sebbene siano stati realizzati molto spesso con strumenti monocromatici come l'inchiostro e la sanguigna, dimostrano l'abilità di Leonardo nel creare un senso di profondità e un realismo straordinario. Le sue figure compaiono sulla carta con una leggerezza e raffinatezza magnifica, sembrano tutte volteggiare nello spazio attraverso i delicati trapassi tra l'ombra e la luce.
Giorgio Vasari scrisse che "Leonardo non lasciò mai di disegnare", sono infatti moltissimi i disegni dell'artista conservati nelle maggiori biblioteche e raccolte nel mondo.
Lo storico dell'arte Carlo Pedretti (1928-2018) esperto della vita e delle opere di Leonardo da Vinci scrisse: "Chi osserva il disegno di Torino anche solo in riproduzione, non può fare a meno di riflettere sulla straordinaria potenza espressiva alla quale contribuisce lo stesso formato della carta, che è infatti maggiore di quello di qualsiasi altro ritratto disegnato da Leonardo".
Racconta Paolo Negro:
E faccio notare che la Battaglia di Anghiari non è mai stata ritrovata.
La Battaglia di Anghiari
Nel 1494, dopo la cacciata dei Medici da Firenze, il nuovo governo repubblicano e precisamente il gonfaloniere Pier Soderini commissionò a Leonardo da Vinci e a Michelangelo Buonarroti l'esecuzione di due opere da realizzare nel Palazzo Vecchio per celebrare le vittorie sui nemici milanesi e pisani. Vasari a tal proposito scrisse "ne fu preso parere con Lionardo da Vinci, Michelagnolo Buonarroti, ancorachè giovanetto...".
A Michelangelo fu chiesto di illustrare la Battaglia di Cascina contro i Pisani del 1364, mentre Leonardo fu incaricato di dipingere un affresco dedicato alla Battaglia di Anghiari (dalla Fig.16 alla Fig.23), che nel 1440 fu vinta dai fiorentini sulle milizie milanesi di Filippo Maria Visconti. L'opera purtroppo risulta perduta, ne è rimasta una traccia tangibile derivante dai disegni preparatori e dalle numerose copie. Pare che i primi studi di Leonardo per il cartone della "Battaglia di Anghiari" risalgano alla fine del 1503. Ne è testimonianza una deliberazione della Signoria del 4 maggio 1504, dove si dichiara l'affidamento dell'esecuzione dell'opera a Leonardo, specificando che "cominciata tal pictura in sur un cartone". Egli per quest'opera ricevette un compenso di 25 fiorini.
Durante l'esecuzione Leonardo rinunciò alla realizzazione dell'affresco, a seguito di problemi tecnici, che causarono alcuni danni alla pittura murale. Il colore tendeva a colare a causa dell'utilizzo di un'antica tecnica pittorica a encausto da essiccare a caldo, che richiede una fonte di calore molto forte. Pare che Leonardo non avesse applicato correttamente il metodo di Plinio. A tal proposito l'Anonimo Magliabechiano nel 1540 scrisse "di Plinio cavò quello stucco con il quale coloriva, ma non l'intese bene".
Secondo le fonti, sebbene l'opera non fosse stata completata, rimase esposta nel Palazzo Vecchio a Firenze per diversi anni.
Lo storico dell'arte Pedretti identificò la fonte letteraria alla quale si ispirò Leonardo per realizzare la Battaglia di Anghiari, ovverosia un passo scritto dall'umanista e vescovo Leonardo Dati (1408-1472) nel poema Tropheum Anglaricum sull'atrocità della Battaglia di Anghiari "Grande strage di huomini". Leonardo eseguì soltanto la parte centrale del dipinto, raffigurante la lotta per la conquista del vessillo.
Esistono diverse copie riproducenti la Battaglia di Anghiari, tra queste c'è la famosa "Tavola Doria" (Fig.14) non finita e realizzata da un anonimo forse nel 1503-1505. Nell'inventario del 1621 della collezione Doria viene citata:"Una battaglia di soldati a cavallo di Leonardo da Vinci". Della Tavola non si ebbero più notizie fino al 1939, quando la famiglia Doria la vendette ad un'asta; pare che rimase a Napoli fino al 1940, dopodiché non se ne ebbero più notizie. Nel 1995 fu riscoperta in Giappone e nel 2012 rientrò in Italia, tramite un accordo pattuito tra i due Paesi, nel quale fu prevista la condivisione dell'opera per 26 anni, al termine dei quali apparterrà definitivamente all'Italia (Fig.14). Un'altra riproduzione elaborata da Rubens è determinante per conoscere la pittura perduta di Leonardo (Fig.15).
L'artista, con i suoi studi preparatori, ci lasciò una testimonianza della grandiosità dell'opera, come si evince dai disegni che raffigurano i combattenti a cavallo, che andremo a osservare nelle varie immagini che seguono.
Nella "Lotta per lo stendardo presso il ponte e due fanti" è interessante osservare lo schizzo di un ponte, identificato in quello della Giustizia attraversato dalle truppe milanesi sconfitte. Il cavallo di sinistra è stato rappresentato mentre si sta impennando, Leonardo ha illustrato la scena con grande dinamismo. (Fig.17)
Desidero condividere con voi il mio disegno preferito "Studio della testa di Leda". Mi affascina la fisionomia dolce del volto e l'acconciatura dei capelli, che incornicia soavemente l'espressione angelica della figura. (Fig.24)
Termino l'articolo con un pensiero di Leonardo:
"Si come il ferro s'assuginisce sanza esercizio e l'acqua si putrefà o nel freddo s'addiaccia così lo 'ngegno sanza esercizio si guasta".
Leonardo da Vinci dal Codice Atlantico 1478-1518 - Biblioteca Ambrosiana Milano
Comments