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Maledetti Vuoti di Pasquale Cavalera


Recensione a cura di Daniela Pittaluga

Vite vuote e da restituire alla vita. Ma è difficile farlo. Qualche volta persino impossibile. Il vuoto dell’anima si allea all’apparente pieno delle cose inutili e questa micidiale coppia rende la nostra esistenza priva di senso. Vuota, appunto.

Un piccolo, eppure grande, libro di racconti insoliti che si leggono d’un fiato, ma solo per farci respirare meglio. Su tutti il mio preferito è “Di vino”: un concentrato gustoso e intelligente, irriverente e profondo di una vita che, prima vuota, acquisisce pienezza, nutrendosi di passioni e di semplicità, di emozioni e di un amore assoluto per la libertà.

Ogni storia lascia il segno: perché ogni storia ha in sé una dimensione prospettica dell’esistenza sorprendente e originale. E, cosa più importante, profondamente autentica.


Sinossi

"Intrappolato nella deleteria rete dei mass media e abilmente manipolato da un Sistema alienante privo di etica che propone il consumismo come unico valore, l'uomo del nuovo millennio è incapace di distinguere in autonomia il bene dal male, oramai divenuto con la sua vile complicità pericolosa oggettistica non pensante. I maledetti vuoti sono spiriti erranti, animati dalla bramosia di emergere, disposti ad assumere una condotta immorale pur di trarne vantaggio, facendo prevalere gli interessi personali a scapito dell'intera collettività. Affiora così in Cavalera la primitiva rabbia, un pensiero narrativo sempre fedele a riflessioni spontanee e senza preamboli, che si dirama nei meandri dell'inconscio fino a rivelare l'inquietudine di una penna sofferta, in una dirompente forza interiore capace di graffiare le anime più percettive". Prefazione di Manuela Moschin.

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