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Nora Krug e il luogo del cuore della sofferenza



A cura di Paolo Beretti

"Termine che definisce l'idea di un paesaggio o di un luogo reale o immaginario al quale una persona associa un immediato senso di familiarità. È una sensazione che la famiglia o altre istituzioni, o le ideologie politiche, tramandano di generazione in generazione. Nell'uso comune, HEIMAT si riferisce anche al luogo (inteso pure come paesaggio) in cui una persona è nata e dove ha vissuto le prime forme di socializzazione che plasmano in buona parte l'identità, il carattere, la mentalità e la visione del mondo. I nazionalsocialisti usavano il termine in associazione a un luogo di ritiro, in particolare per i gruppi desiderosi di un orientamento psicologico che cercavano di identificarsi con un modello semplicistico."

Questo insieme concatenato di significati è condensato in una sola parola tedesca, Heimat, che è anche il titolo di una graphic novel pluripremiata, opera di Nora Krug (Einaudi, 2019). L'autrice, naturalizzata statunitense, ha raccolto in questo lavoro le ricerche fatte per svelare il passato della sua famiglia tedesca, negli anni della Seconda Guerra Mondiale e, soprattutto, nel pieno del periodo nazista. Voleva sapere, domandare e scoprire se le persone che l'hanno preceduta, in quei duri momenti, si erano comportati onestamente, o meno.


Nora ha rievocato i propri ricordi, nei racconti sentiti fin da bambina, poi ha indagato le foto di famiglia in tutti i dettagli, cercando di far combaciare i racconti con i dati che via via scopriva in giornali, archivi, Google Maps, risolvendo le incongruenze e colmando i buchi nei ricordi tramandati. Voleva assolutamente scoprire il ruolo svolto nel paese natale da bisnonni, nonni, zii... se avevano fatto qualcosa di sbagliato, se avevano idee pericolose, se un parente ha davvero nascosto un ebreo nel granaio, se si sono opposti al regime o hanno combattuto dalla parte sbagliata. Intanto, nel procedere di questa storia colma di un'ansia che non si affievolirà nemmeno nel finale, saremo allietati da altre illustrazioni di Nora, tratte da album di favole e provenienti in particolare da stampe originali che ho acquistato personalmente.




Heimat, infatti, è stato presentato ed esposto a Bologna nel corso della recente esposizione BilBOlbul, nelle sale del Museo internazionale e biblioteca della musica. Per questa occasione l'autrice ha esposto la documentazione da lei raccolta e ordinata in cassettiere che i visitatori potevano estrarre ed esplorare liberamente, scoprendo fotografie lettere disegni di quei tempi difficili, come lei aveva scoperto tra biblioteche e soffitte. In una galleria privata erano invece esposte le sue illustrazioni di favole.



Il cruccio che la tormentava era la colpa del popolo tedesco. Tra i propri connazionali sente quanto spesso viene rinnegata la radice germanica, la bandiera, l'inno nazionale. Molti tedeschi rinnegano le proprie tradizioni per non avere niente a che fare col passato nazista, tranciano il legame con la propria terra, col proprio heimat che, abbiamo letto, evoca un retaggio profondo. Come andare avanti, nutrendo dubbi sul proprio passato? Nora ha voluto venire a patti con quel passato, indagando sui propri affetti famigliari per togliersi ogni dubbio e utilizzando gli strumenti di cui è in possesso, la capacità di raccontare con testi e disegni.




Ne è emerso un lavoro particolare, che va molto oltre rispetto a ciò che qualcuno può ancora pensare dei fumetti. Un collage di testi, fotografie e lettere di famiglia, fotografie e lettere d'epoca rintracciare dai rigattieri, descrizioni di luoghi, vie, indirizzi, finestre; il tutto collocato nella storia della Germania e dei paesi di Külsheim e Karlsruhe, una raccolta intervallata dai suoi disegni, dallo stile e sapore infantile che deriva dalla pratica di illustratrice per l'infanzia e che in questa sede sanno tanto di ricordi di una bambina alla scoperta della propria casa e della propria famiglia, con un uso sapiente e delicato dei colori. Un libro tanto particolare - ricorda da vicino la versione documentaria di Maus pubblicata anni dopo l'originale graphic novel - da aver meritato premi che corrispondono in pieno alla tre nature di cui è fatto: il fumetto ha vinto come miglior graphic novel per il New York Times e il Guardians; le illustrazioni le hanno valso il premio come illustratrice dell'anno per il Victoria and Albert Museum; la storia famigliare è stata premiata come migliore autobiografia dal National Book Critics Circle Award.





Il padre di Nora scopre dove è sepolto suo fratello, caduto in guerra in Italia, ma non coinvolto col nazismo. Nora scopre che una zia si era battuta dopo la guerra come aderente del Partito Comunista, ma probabilmente senza convinzioni politiche. Trova documenti e ricordi di un nonno sul quale nutre dubbi fino all'ultimo, in quanto risultava nel partito nazista: dovette essere stato obbligato dalle circostanze, per poter lavorare, non doveva avere simpatie xenofobe, diverse testimonianze lo scagionano, ma i dubbi rimangono e pesano.





L'altro nonno emerge da vecchie foto in tenuta da esercito tedesco e baffetti hitleriani, ma dal tono tanto bonario da sembrare una parodia da telefilm del genere "Gli eroi di Hogan", quindi il suo ricordo non impensierisce. Nora continua a indagare, fa domande nascondendo l'accento tedesco, incontra degli storici di quei piccoli paesi, con i quali si trova accomunata e che le mostrano il suo albero genealogico; il figlio di un amico del nonno è invece negli Stati Uniti. Rintraccia telegrammi e testimonianze che squarciano il velo del tempo e le fanno sentire sempre più vicini parenti che non ha mai conosciuto. Segue dalla distanza del tempo le peripezie del nonno nel cercare di scagionarsi dall'appartenenza al nazismo, di farsi dichiarare "gregario" e di ottenere la cittadinanza americana. Nora compila il modulo per se stessa: "...mi chiedono di rispondere alle stesse domande a cui rispose Willi nel suo questionario: - Tra il 23 marzo 1933 e l'8 maggio 1945 ha lavorato o collaborato con il governo nazista della Germania? - Segno la casella a destra sapendo che mio nonno avrebbe segnato quella a sinistra e sono contenta di aver fatto tutte le domande che dovevo - di essere tornata indietro a raccogliere le briciole di pane, di aver guardato fino a essere sicura che non ne fosse rimasta nemmeno una, di sapere quello che prima non sapevo: che la HEIMAT si ritrova solo nel ricordo, che comincia a esistere solo quando l'hai persa."



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