Recensione a cura di Antonella Giuffrida
“ Così fu, che in quella serata d’inverno, il destino aveva preparato la scacchiera della vita di Johann Matthias von der Schulenburg, per una nuova partita, piazzandovi sopra tante belle figure, e ora lui doveva iniziare il gioco.”
In questa frase è racchiuso il destino di un uomo, Matthias von der Schulenburg, che grazie alla sua determinazione è riuscito a ritagliarsi un posto nella storia d’Europa. Siamo agli inizi del 1700, i paesi occidentali sono minacciati dall’impero ottomano che fa capo al Grand’ammiraglio Djanum Khodjia, che ambisce ad allargare il suo dominio anche a Venezia, desiderando di piantare le tende nella basilica di San Marco, trasformandola in una moschea. Istantaneamente salta agli occhi del lettore la coincidenza del nome dell’autrice con quello del protagonista. Non è una coincidenza: il libro è frutto del lavoro certosino della scrittrice che ha fatto rivivere un romanzo scritto dal padre sulle mirabili gesta del Feldmaresciallo tedesco, suo avo. Ed è proprio dall’orgoglio, amore e incessante dedizione di una figlia quale Sibyl von der Schulenburg, che queste pagine, rivisitate anche dalla madre, sono arrivate a noi, tradotte in italiano, dopo aver vinto , nelle edizioni straniere, parecchi premi letterari. “Per Cristo e Venezia!” è il motto con il quale Matthias incita i suoi soldati prima di iniziare il combattimento per proteggere Venezia dall’insediamento dei turchi. Il Doge della Serenissima, non si rende conto della gravità del momento storico, intento com’è a preparare i festeggiamenti per il carnevale. E la particolarità del libro sta proprio nel voler incastrare i pezzi di un puzzle fatto di momenti di leggerezza e gioia con momenti di tensione, dovuti all’incombente e possibile disastro.
Con armi, cavalli, petardi si prepara una guerra ma non solo; ci vuole abilità strategica, astuzia e intelligenza; e Matthias ha tutte queste doti che unisce alla umanità, alla bontà, a volte alla pietà , al suo essere, oltre che condottiero, anche un uomo malinconico che ama e che soffre. La penna abile e sicura della scrittrice mette in luce personaggi realmente esistiti e di fantasia. Fra questi ultimi colpisce Angiolina, detta Aimée; la scrittrice non esita a dipingere questa donna come colei che ama , si sacrifica, sta accanto l’uomo che desidera , lo consiglia , e anche da lontano tesse una tela per rendere a lui il lavoro più fluido, preparandogli la strada che lo porterà alla vittoria. E lei, Aimée, è una coprotagonista in continua evoluzione: all’inizio forte e stratega, nello scorrere del romanzo lascia il posto all’indole di un personaggio doloroso , a volte rancoroso e pianificatore, poi confuso e rassegnato. Il lettore nota il sentimento che lo scorrere delle pagine evidenziano: un sentimento che muta col cambiare degli eventi; la scrittrice affianca a Matthias questa donna che rende le pagine meno impetuose , più tenere e leggere, spezzando il ritmo serrato della battaglia. E si sorride anche notando i soprannomi con i quali i due amanti si chiamano, frutto della creatività della Schulenburg.
E Aimée, simbolo della liberalizzazione della donna che si riscatta dal ruolo sottomesso nel quale si trova, affianca in silenzio il condottiero tedesco cosi come Melusine, nel precedente romanzo della scrittrice , Melusine la favorita del re, affianca il suo amante , Re Giorgio I d’Inghilterra.
“..le donne, non appena sono spiritualmente formate, ambiscono al potere, il quale, secondo le eterne leggi del mondo è invece riservato all’uomo. Il nostro codice morale e il sesto comandamento servono a limitare i mezzi a sua disposizione, ma una donna colta raggiunge i suoi obiettivi anche da vergine”
Un modo per affermare che in ogni caso anche un abile Uomo, che sia condottiero o uomo comune, ha sempre al suo fianco una abile donna che tesse la tela della sua vita. Ma il feldmaresciallo Schulenburg è conteso da tante donne e Aimée è affiancata da un personaggio realmente esistito: Lelia, amante del condottiero. Ma nel libro troviamo altri personaggi degni di essere ricordati. Come non parlare di Carlo, servitore di Matthias, grottesco e scherzoso, che con i suoi modi di fare stempera la tensione delle pagine e dà equilibrio ed un velo di ironia alla storia?
Una storia ambientata nel periodo barocco non può prescindere dal descrivere lo stile, l’arte, il modus vivendi di questo periodo bizzarro e ricco. Nello stile della scrittrice ritroviamo dei riferimenti a questo momento artistico; ella infatti rende la storia più armoniosa con dei paragoni che danno una musicalità al libro:
“…disse con voce morbida come le acque di Venezia che sciabordavano contro i muri, i ponti e gli scalini per gli attacchi delle gondole; acque che scivolavano sopra trivialità e profondità, calmanti e riconcilianti”
Questa scrittura onomatopeica ricorre spesso nella penna della scrittrice, in un misto di narrazione e dialoghi, inframezzati con riflessioni dei personaggi scritte in corsivo, che così mettono a nudo ed evidenziano la loro psicologia. Un linguaggio forbito, ricercato, ornato , evocativo….come la danza delle fiamme delle candele della stanza, “irritate dalla corrente d’aria che prendono a danzare come spade di fuoco” o al tintinnio del vetro che fa pensare ad un allegro pizzicato di archi! Lo stile barocco della scrittura di Werner von der Schulenburg, padre della nostra scrittrice, viene da lei rispettato nel redigere il romanzo non solo dal punto di vista della scrittura ma anche nel creare affreschi artistici del periodo. Ed ecco che dalla poliedricità del bagaglio culturale della scrittrice emergono le figure di grandi musicisti quali Vivaldi, Benedetto Marcello col suo coro a cappella e la presenza del castrato Farinelli; le ornate descrizioni incuriosiscono il lettore , immaginando che le loro musiche facciano da sottofondo, stemperandole, alle incalzanti e spesso mozzafiato pagine del romanzo. Ma i musicisti e la loro profondità di pensiero nel comporre opere musicali, si fondono con i sentimenti dei personaggi e per questo Bach occupa un posto speciale nel romanzo. Aurora, amante di Augusto II , detto “il forte” riflette sulla caducità della guerra che gli uomini chiamano “onore delle armi”, alla quale le donne possono opporre solo la sensibilità e restare inermi davanti a tale orrore ed allora si rifugiano nelle musiche razionali, ma ricche di armonia pur nella loro diversità, di J.S.Bach.
“La Chiarificazione, l’elevazione, la conciliazione. Ciò che l’oriente non è e l’occidente dovrebbe essere: tutto ciò è Bach”
E Sibyl von der Schulenburg trova spazio anche per la descrizione dei ricchi abiti veneziani e per i quadri che riempiono le stanze dei nobili e che ritraggono le loro gesta, uno fra tutti “Le tre Grazie “ di Rubens; le stufe di maiolica e tante altre curiosità che il lettore avrà modo di trovare nelle pagine del libro. Non per ultimo il piccolo Goldoni con i suoi primi bozzetti di commedie che presenta ai veneziani! Insomma, tutto ciò che è descritto anche nei minimi particolari , anche oggetti di secondaria importanza, appare vivo nella nostra immaginazione, pronto a materializzarsi in un quadro da dipingere . Così come i gioielli che fanno da leitmotiv al romanzo : le Perle Morosini e un anello, gioielli promessi e misteriosi che racchiudono paure e ossessioni. Nel romanzo i personaggi trovano una propria collocazione ed il loro “momento d’oro” nel quale riescono ad esaltare le proprie capacità. E cosi un posto di primo piano nel romanzo lo trova anche Il celebre filosofo e matematico Leibniz : lascio al lettore il piacere di assaporare queste interessanti pagine nelle quali la matematica e la architettura fanno da padrone.
Ma nel 1700 non esistono solo i nobili e gli aristocratici ma anche la servitù, alla quale la scrittrice, riserva sempre un posto di rilievo , quasi a volerla riscattare dalla condizione di inferiorità e sottomissione:
“ Chi nella vita si è conquistato una posizione è condannato a essere duro; chi ha offerto prestazioni particolari, è maledetto. Guai a lui chi permette a qualcuno di guardargli nell’anima perché i subalterni diventano insolenti e si comportano di conseguenza. Serve solo la frusta. Chi punisce i propri sottomessi, è amato e considerato un eletto.”
Un romanzo che, grazie allo studio e alla ricerca dell’autrice e al lavoro incessante che sta alla base di tutti i suoi libri, dà spunto a riflessioni e anche a degli approfondimenti da fare in seguito. E perché no? Anche a fare un viaggio anche virtuale per recarci a Corfù ed ammirare sia la fortezza che la statua che fu eretta al Feldmaresciallo von der Schulenburg. E’ difficile che una persona abbia gli onori da vivo: cosi è stato per Matthias e la sua statua, eretta nel 1718, che, nonostante gli eventi bellici di quello stesso anno e delle incursioni aeree della seconda guerra mondiale, è ancora intatta ad affermare ai visitatori la veridicità del motto romano scritto su di essa: “Intacta fulmine laurus” : l’alloro rimane sempre intoccato dal fulmine! Una metafora dal profondo significato! Sibyl von der Schulenburg, con una scrittura scorrevole e moderna ha riportato alla luce questa meravigliosa storia, evidenziando non solo i personaggi a lei cari, ma soprattutto uno scorcio di grande rilevanza storica che è quella dell’invasione musulmana nelle terre cristiane nel XVIII secolo.
Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le armi più potenti.” (Malala Yousafzai)
Ed è proprio grazie alla penna del padre Werner che la nostra scrittrice ha avuto la possibilità di conoscere, approfondire e trasmetterci questa incredibile e meravigliosa storia avente come fulcro centrale il periodo d’oro della Serenissima Repubblica di Venezia.
Buona lettura!
TRAMA
Nel 1716 il mondo occidentale è minacciato dall’impero ottomano. I potenti d’Europa si muovono per arginare l’ondata islamica che minaccia di conquistare le terre cristiane. Il conte Johann Matthias von der Schulenburg, un condottiero tedesco, è chiamato a difendere l’isola veneziana di Corfù, l’estremo avamposto d’Europa, per dare a Eugenio di Savoia il tempo di portare le sue truppe a est. L’amore di due donne, l’orgoglio e l’onore, sono le basi sulle quali il feldmaresciallo von der Schulenburg costruisce la difesa con soli tremila uomini contro quarantamila nemici. In palio ci sono Venezia, l’Europa, la cristianità, e la gloria postuma. “Per Cristo e Venezia!” è l’urlo di guerra dei soldati del feldmaresciallo nonché il titolo della versione italiana di un romanzo pubblicato per decenni all’estero, in numerose edizioni.
Titolo: Per Cristo e Venezia
Autore: Sibyl Von Der Schulenburg
Lunghezza stampa : 413 pagine
Editore : Il Prato (9 dicembre 2015)
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