A cura di Manuela Moschin
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«Un pittore non deve mai fare quello che la gente si aspetta da lui» è un’affermazione dell’artista Pablo Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973), che assieme a Georges Braque, fu uno dei padri fondatori del Cubismo. Un’arte di pensiero, dove viene coinvolta la mente ed espressa una realtà nuova, non verosimile, ma vera. Nel periodo cubista si verificò una svolta fondamentale, in quanto avvenne una frantumazione delle forme e la molteplicità dei punti di vista, allontanandosi quindi dai canoni della prospettiva rinascimentale. Con il Cubismo viene demolita l’unicità del punto di vista, pertanto l’oggetto veniva ritratto nella sua totalità: davanti, dietro, destra e sinistra. L’impressione che ne consegue è quella di vedere l’immagine riflessa su uno specchio rotto, dunque molto diversa da ciò che si è abituati a vedere.
Il termine cubismo perciò deriva da una concezione cubista che prevede la scomposizione della realtà. Ciò che percepiamo tramite la vista è spesso diversa dalla realtà vera. Il pittore cubista si propone di smembrare l’oggetto da rappresentare, cogliendone tutti gli aspetti e raffigurandolo in una sola immagine in momenti diversi. Il movimento presenta diverse fasi:
Il Protocubismo che va dal 1907 al 1909, è il cubismo iniziale detto anche macrocubismo, dove avvenne una geometrizzazione delle forme, in cui Picasso trovò ispirazione osservando le sculture africane e le opere di Cézanne, quest’ultimo rappresentava gli oggetti in forme sintetiche e semplificate.
Tra il 1910 e il 1912 si parla di cubismo analitico, dove grandi blocchi geometrici e i cubi vengono analizzati, scissi, frantumati, separati in tanti blocchetti ancora più minuti (microcubismo). Tutte le figure sono frantumate e scomposte.
L’ultima fase di Picasso e Braque, che va dal 1912 al 1914 è chiamata cubismo sintetico, in cui predomina l’aspetto materico del quadro, che viene arricchito di oggetti reali. La figura venne ricostruita attraverso l’introduzione della tecnica del collage, tramite quindi l’incollaggio sulla tela di materiali reali. In seguito, dopo il 1914 si chiude il sodalizio tra i due artisti a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Il dipinto qui raffigurato riguarda il periodo del Cubismo analitico, una composizione costituita da ragnatele che nell’insieme forma il ritratto di Ambroise Vollard, un collezionista e mercante d’arte, grande sostenitore di Cézanne che tra l’altro lo ritrasse, e tra i primi a comprendere l’arte di Picasso e Braque. Nel dipinto si distingue il volto tramite solo alcune tracce, come la bocca e il naso, il resto è analisi geometrica e architettonica. Se si osserva attentamente si potranno notare, oltre al ritratto, anche la presenza di oggetti. In alto a sinistra per esempio c’è una bottiglia appoggiata sul tavolo, mentre nell’altro lato a destra si riconosce un libro e al centro un giornale aperto. L’intenzione di Picasso e Braque comunque non era quella di pervenire a un concetto di astrazione, che allontanasse il soggetto rappresentato dalla realtà, bensì al contrario vi fu il desiderio di scavare nella psicologia del modello, al fine di raggiungere una conoscenza profonda. Il Cubismo analitico, perciò non possiede il carattere della pittura astratta, essendo interessato a rappresentare la realtà, anche attraverso gli oggetti della vita quotidiana come bicchieri, bottiglie, oppure strumenti musicali. La parte grafica è costituita da linee che creano la ragnatela, mentre sotto c’è la componente cromatica diffusa, intonata sui grigi e i terrosi, tendenti al monocromo.
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