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Immagine del redattoreManuela Moschin

Recensione del libro "Il segno del cavallo" di Giuseppe Bordonali


A cura di Valentina Barillari


E noi stolti ci imbarcammo .

Con queste parole Temistogene, sopravvissuto alla disfatta dei Greci a Siracusa, narra la sua storia a Tucidide. Un’espressione concisa ma eloquente, che mi ricorda la frase manzoniana “la sventurata rispose”(1) o quella dantesca “più non vi leggemmo avante (2)”. Sono frasi appunto ermetiche, che attraverso l’uso di poche parole riescono a dire tutto e, anzi, anticipare quello che succederà.

Il segno del cavallo è un romanzo storico di Giuseppe Bordonali che narra la guerra tra gli Ateniesi e i Siracusani.

Tucidide, durante la stesura delle Storie, conosce Temistogene, uno schiavo greco catturato in guerra e poi liberato dai vincitori perchè, tornato in patria, potesse raccontare ai suoi concittadini la disfatta dell’esercito.

Con una grandissima precisione storica e geografica che caratterizza tutti i romanzi di Bordonali, viene descritta la storia della sconfitta ateniese in Sicilia. Grande attenzione viene data alla tattica bellica, che Bordonali descrive minuziosamente.

La storia di una città stato viene raccontata attraverso la storia di un uomo solo, a significare che la storia non è fatta solo dai grandi. la Storia determina e condiziona il destino di tutti gli uomini. Questo è un topos ricorrente nelle opere di Bordonali, e troverà il suo apice nel romanzo Cent’anni.

Il segno del cavallo era il segno che veniva marchiato a fuoco sulla fronte dei sopravvissuti, ma ,come dice Temistogene, è un marchio che, se anche potesse essere rimosso, resterebbe per sempre nell’anima.

Figura di spicco del romanzo è Alcibiade, che viene descritto come un uomo insaziabile di gloria, che per la sua ybris ha portato Atene alla disfatta. Mi ricorda l’Ulisse dantesco, che non conosce limiti né confini, ma anche la Sapia dantesca. Come Sapia infatti, accecata dall’odio per la propria città, pregò Dio affinché Siena fosse sconfitta, così Alcibiade per vendicarsi di Atene si schiera contro di essa.

Temistogene si definisce invece un novello Odisseo, costretto a vagare per terre e per mari. Questo è il fato, il volere degli dei, imperscrutabile agli uomini. Un fato che gli impedisce di continuare il suo amore con Leda, sua schiava che diventerà poi un’etera. Un amore distrutto dall’evolversi della guerra, che ricorda l’amore tra Arturo e Costanza in Cent’anni. Anche la loro vicenda è stata condizionata dagli eventi storici, sebbene poi l’epilogo sia stato diverso.

Bellissimo nel romanzo il continuo paragone con le Troiane di Euripide: gli Ateniesi erano venuti in Sicilia come gli Achei aggressori in Asia e come loro non ebbero né il conforto dei cari morendo né la gioia di riabbracciare a sera i figli e la sposa.

Gli Ateniesi sono dunque stati mandati in Sicilia come Icaro a volare, ma Temistogene seguirà comunque il suo destino e partirà, dopo dieci anni, per un’altra impresa, portando fuori e dentro di sé il segno del cavallo.

La ybris è un Leitmotiv ricorrente nel romanzo, così come il ricorso agli oracoli e agli indovini. Proprio perché si tratta di un romanzo storico, Bordonali costruisce i personaggi con una fedeltà storico antropologica che non poteva tralasciare le credenze religiose dell’epoca. Gli dei vanno rispettati, non devono essere commessi sacrilegi o altro che possa offenderli. La sconfitta di Atene fu infatti dovuta allo scempio delle erme (pilastri rettangolari rappresentati Ermes) la notte precedente alla partenza della spedizione, o forse anche ad una errata interpretazione degli oracoli . Il personaggio di Tucidide nel romanzo incarna la fedeltà a questi valori, tanto che alla fine della storia si confronterà sull’argomento con il suo scriba israeliano, che non crede in dei pronti all’ira o invidiosi dell’uomo.

Anche il ruolo che la retorica aveva nelle decisioni politiche viene continuamente risaltato, così come vengono descritti con dovizia di particolari i simposi, con una precisa ricostruzione della gastronomia e degli intrattenimenti dell’epoca. Insomma, una ricostruzione storica attenta e fedele, che analizza il modello della democrazia ateniese. Una democrazia che, come sosteneva Platone, può degenerare in demagogia e determinare la disfatta di un’intera generazione, come quella che ha combattuto a Siracusa.


1. si riferisce alla relazione tra la Monaca di Monza ed Egidio

2. nel canto di Paolo e Francesca, dove la lettura accende nei due giovani la passione

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