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Le Disobbedienti di Elisabetta Rasy

"Le Disobbedienti" - Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte

Recensione


A cura di Manuela Moschin

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Un libro che regala gioia e commozione. Gioia perché offre l’opportunità di conoscere dipinti alquanto magistrali, e commozione in quanto l’autrice entra nella vita di sei artiste che hanno vissuto un’esistenza tormentata ma che, oltre alle loro doti artistiche, hanno lasciato ai posteri una testimonianza che tocca le corde dell’anima. La scrittrice ne ha tratteggiato per ognuna di loro una biografia romanzata che si legge piacevolmente. Una lettura facile e scorrevole dunque,  dove l’autrice interpreta con maestria i sentimenti e i dolori tragicamente combattuti da alcune eroine appartenenti al mondo dell’arte.

Sei profili di donne straordinarie che hanno lasciato il segno, accomunate da destini travagliati. Un’emozione dopo l’altra per un libro indimenticabile e interessante non solo per chi è appassionato d’arte ma anche per gli amanti delle vicende storiche dedicate a personaggi aventi una forte personalità.

Anche solo il titolo “Le Disobbedienti” ne ricalca il loro carattere determinato che non si fa sottomettere da alcuno. L’autrice ha scelto di trattare un argomento delicato che è stato oggetto di continue diatribe nella storia dell’arte, dove la donna perseguitata da pregiudizi e soprusi ha dovuto combattere con tutta se stessa per rendersi visibile al pubblico dei visitatori.

La Rasy descrive con minuzia di particolari e accuratezza storico-artistica le varie opere eseguite dalle pittrici, e non solo perché cita anche gli eccellenti artisti che hanno fatto parte del loro percorso artistico.

Si tratta di un’opera letteraria da conservare gelosamente al fine di poterla consultare ogni qualvolta lo si desideri.

La scrittrice descrive il “Coraggio” di Artemisia Gentileschi, la “Tenacia” di Elisabeth Vigée le Brun, l’ “Irrequietezza” di Berthe Morisot, la “Ribellione” di Suzanne Valadon, la “Resistenza” di Charlotte Salomon e la “Passione” di Frida Kahlo con grande trasporto e abilità.  

Secondo il mio punto di vista il racconto più straziante riguarda la toccante vicenda di Charlotte Salomon, la pittrice tedesca di origini ebraiche che fu vittima dell’olocausto.

Vi confido, peraltro, che in queste pagine mi è scappata una lacrima:

Quando consegna al dottor Moridis i pacchi dei suoi fogli, Charlotte gli dice pochissime parole:

«Li tenga con cura. È tutta la mia vita»

I suoi disegni sono un prezioso diario come oltretutto si è rivelata la celebre opera di Anna Frank:

«Come i loro diari, l’eredità di Charlotte è una testimonianza dell’orrore dei tempi e insieme l’espressione del talento e dell’ingegno umano contro la morte».

Sinossi. Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un’icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all’esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C’è qualcosa che lega l’elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l’amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società. Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell’anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione. Elisabetta Rasy racconta, con instancabile attenzione ai dettagli dell’intimità che disegnano un destino, la vita delle sei pittrici nella loro irriducibile singolarità. Incontriamo così la giovanissima Artemisia, in fuga dalle calunnie romane dopo un processo infamante, che si fa strada nella Firenze dei Medici ma non vuole rinunciare all’amore. Élisabeth Vigée Le Brun, acclamata ritrattista di Maria Antonietta, che attraversa l’Europa contesa dalle corti più importanti senza mai staccarsi dalla sua bambina. Berthe Morisot, ostacolata dalla famiglia e dai critici accademici, che diventa la première dame degli Impressionisti. La scandalosa Suzanne Valadon, amante e modella dei grandi artisti della Parigi di fine Ottocento, che sceglie di farsi lei stessa pittrice combattendo la povertà e i preconcetti. Charlotte Salomon che, quando sente avvicinarsi la fine per mano del boia nazista, narra la sua breve e tempestosa vita in un’unica sterminata opera che al disegno unisce la musica e il teatro. Frida Kahlo, straziata dalle malattie fin dalla più giovane età, che sfida la sofferenza fisica e i tormenti amorosi con le sue immagini provocatorie e il suo travolgente look. Tutte loro, negli autoritratti che aprono le intense pagine di Elisabetta Rasy, guardano negli occhi chi legge e invitano a scoprire l’audacia con cui hanno combattuto e vinto la dura battaglia per affermarsi – oltre i divieti, gli obblighi, le incomprensioni e i pregiudizi -, cambiando per sempre, con la propria opera, l’immagine e il posto della donna nel mondo dell’arte.

Autore: Elisabetta Rasy

Editore: Mondadori

Genere: Biografie e Memoir

Pagine: 264

Anno di pubblicazione: Marzo 2019


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