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Recensione del saggio "La sensualità del libro" di Angelo Floramo

Recensione del saggio "La sensualità del libro - Piccole erranze sensoriali tra manoscritti e libri antichi" di Angelo Floramo 



Recensione scritta per ThrillerNord-Associazione Culturale http://thrillernord.it/la-sensualita-del-libro/

A cura di Manuela Moschin

Recentemente ho avuto modo di conoscere l’autore Angelo Floramo. Ciò che leggerete in questa recensione è frutto della mia ammirazione nei suoi confronti. Spero, pertanto, di riuscire a trasmettere quello che ho avvertito ascoltando le sue parole magiche. Si, parole magiche perché ripensandole mi annebbiano la vista come in una sorta d’incantesimo, lasciandomi un retrogusto dolce e intenso, palpitante di emozioni. Da appassionata di questo genere di letture che trattano l’amore per i libri ne ho apprezzato ogni singola frase. Parlare di libri suscitando impressioni indelebili non è sempre semplice.

Ma iniziamo scoprendo chi è Angelo Floramo dicendovi, quindi, che è un Dottore in Storia con una tesi in filologia latina medievale e che insegna materie letterarie al Magrini Marchetti di Gemona collaborando, oltretutto, con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli in veste di consulente scientifico per la sezione antica, manoscritti e rari. Tutto questo al fine di precisare che si tratta di una persona molto preparata nell’ambito letterario pressoché antico.

Ma cosa mi ha affascinata in modo specifico?

La sua abilità nel raccontare il profumo dei libri e dell’atmosfera di ebbrezza che promanano.

Il libro fa parte di una collana chiamata “Piccola filosofia di viaggio” edita da Ediciclo Editore che possiede “Uno spirito artigianale che pone la qualità e la passione al centro di tutto”.

Il saggio in questione s’intitola “La sensualità del libro – Piccole erranze sensoriali tra manoscritti e libri antichi”: “Un viaggio alla scoperta di libri rari e curiosi, raccontando aneddoti, leggende, introducendoci a ritualità remote, che partono dall’artigianato e sconfinano nel mistero”.

Il racconto di Angelo sfocia in un rapporto quasi osmotico nei confronti del libro antico:

“La sensorialità del libro antico – e del manoscritto ancora di più, se possibile – implica un rapporto che sfiora i frastagliati profili dell’Eros, quella “tetra tetigo” cantata da Orazio che può annebbiare la mente e con Lucrezio trascina ogni palpito vitae fin dentro l’orgê cosmica, flusso rigenerante di vita e di energia. Accarezzare, annusare, ascoltare, guardare. Ma anche palpeggiare, far gemere, slacciare, scucire. Sono azioni del tutto comuni tra coloro che si trovano per le mani un’edizione rara o un codice vergato in punta di calamo qualche secolo fa” (cit. La sensualità del libro, Angelo Floramo).

Ma ecco cosa ha raccontato lo scrittore durante il nostro incontro:

” Il mio saggio è un viaggio nel rapporto che c’è con un libro antico. Esso ha un’anima che rilascia sensazioni intense derivanti dai profumi che provengono dagli scaffali, dallo scricchiolio delle pergamene, dall’odore del legno, della pelle e dell’inchiostro. Io sono convinto che un manoscritto ha dei pori che si aprono. Si riesce ad avvertire quasi un fiato che proviene dalle pagine. A volte hai anche la presunzione di pensare che sei il primo ad aprirlo dopo seicento anni. Quando restituisci il faldone che ti è stato dato l’aria è tornata a circolare e il libro piange come se fosse un bambino. Questo è emozionante, e poi immagini la storia che il libro ha avuto, sotto quali mani è stato e quale energia è celata in esso; come è stato concepito, rilegato, e pensi all’artigiano che ha redatto la copertina. Tutto questo crea una fascinazione fortissima. La meraviglia è quella di aprire un foglio di guardarlo in controluce e riuscire a vedere il marchio della filigrana da dove spuntano centauri e sirene che ti raccontano. Si ha la sensazione di un mondo che si apre che a un certo punto si concretizza. Il rapporto dello studioso è un rapporto quasi erotico con il libro.  Nelle scuole di archivistica si insegna che il manoscritto si deve consultare in un certo modo altrimenti si rischia di strapparlo. È necessario usare un guanto di lino e poi le pagine vanno accarezzate per poterle accompagnare. Questo gesto di sfiorare con tenerezza è piacevole. È straordinario anche il suono dello scricchiare della penna d’oca sulla pergamena. Attraverso il suo rumore “Scric, Scric, Scric”  si riesce a intuire quello  che la penna sta scrivendo.”

Dopo una spiegazione così affascinante concludo dicendo che se avete il desiderio di avvicinarvi a un libro inebriante e ricco di sapori sublimi vi consiglio questo eccellente saggio che, essendo scritto in modo fluido e appassionante, oltreché costituito anche da un formato tascabile, si legge molto rapidamente.

Complimenti Angelo, spero in futuro di avere ancora l’occasione di poterti ascoltare.


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