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"Dodici rose a Settembre" di Maurizio De Giovanni

Recensione


A cura di Manuela Moschin

Recensione scritta per Thrillernord - Associazione Culturale:  http://thrillernord.it/dodici-rose-a-settembre/

Dopo l’esordio avvenuto in alcuni racconti, editi sempre da Sellerio, ritorna questa volta in veste di protagonista di un romanzo, Gelsomina Settembre detta Mina, un’assistente sociale di quarant’anni, dal temperamento forte e determinato, che svolge la sua professione in un consultorio familiare nei Quartieri Spagnoli di Napoli.

Lei, schietta e caparbia, non si lascia abbindolare dai malavitosi che minacciano la città e nel tentativo di alleviare i drammi sociali dimostra di essere una donna di grande coraggio e sensibilità. In queste particolari circostanze De Giovanni è bravo a far percepire il dolore e il disagio che incombe nel quartiere.

Sono comunque tanti i personaggi che emergono in grande stile dalla penna di De Giovanni.

Cito ad esempio il Trapanese Rudy, ossia il portiere dell’edificio che si crede uguale a Rodolfo Valentino e che si infiamma alla vista della super dotata Mina, e poi il ginecologo Domenico Gammardella (Mimmo) dalla personalità mite e riservata, che collabora con l’assistente sociale per risolvere un caso piuttosto delicato, nel quale risultano coinvolte una madre e la figlia minore.

Mimmo, che secondo Mina assomiglia a Robert Redford, è inconsapevole di essere un uomo di grande fascino, lasciandosi così intimidire dall’atteggiamento scorbutico della collega. Ma, come si suol dire, “chi disprezza compra” e malgrado le continue umiliazioni inflitte al dottore ci saranno momenti di tenerezza tra i due:

” Mina era una bella donna, di questo era stato ovviamente consapevole fin dal primo incontro. Non un gran carattere, scontrosa e a volte esageratamente reattiva…” 

Anche la madre di Mina, invalida in sedia a rotelle e con un caratteraccio indomabile, sarà determinante nello svolgersi degli eventi.

È doveroso inoltre menzionare il maresciallo Antonio Gargiulo e il Magistrato De Carolis, vi assicuro che i loro dialoghi sono davvero spassosi. Essi indagano su un caso anomalo, che riguarda i delitti di un criminale che, prima di uccidere, invia al malcapitato dodici rose, ma una alla volta. Vi lascio uno dei tanti passaggi che mi hanno divertita, nel quale De Carolis sta esponendo le sue considerazioni a Gargiulo:

” E non che non l’ha vista, Gargiulo, e sa perché, non l’ha mai vista? Perché quelle pistole ce l’hanno sì e no i collezionisti, erano in dotazione agli ufficiali tedeschi della prima e della seconda guerra mondiale! Sa perché si chiama 08? Eh? Lo sa?”. La voce tuonava nell’ambiente ristretto. La colorazione delle orecchie di Gargiulo cominciò a tendere a un grazioso fucsia. “Perché l’anno in cui diventò la pistola dell’esercito imperiale fu il 1908, ecco perché! Chi cazzo li ha ammazzati a questi due, il direttore di un museo?” Gargiulo s’illuminò, servizievole: “Dotto’, se volete noi un passaggio lo potremmo pure fare, conosco un museo delle armi storiche che sta in…”.

In conclusione, con la maestria tipica di Maurizio De Giovanni nel far rallegrare e appassionare il lettore, ci si imbatte in un libro avvincente, toccante e dai toni umoristici.

L’autore spiazza il lettore, costruendo una trama geniale, creata mediante una sottile ironia, uno spiccato acume investigativo e un intreccio narrativo encomiabile. Oltretutto, la sua scrittura fluida e accattivante invoglia a leggere senza interruzione.

Complimenti Maurizio per avermi ancora una volta affascinata con la tua preziosa dote di scrittore!

Sinossi

Una nuova detective, Mina Settembre: l’assistente sociale che indaga nei Quartieri Spagnoli di Napoli affronterà il misterioso Assassino delle Rose.

«Mi chiamo Flor, ho undici anni, e sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre».

Gelsomina Settembre detta Mina, assistente sociale di un consultorio sottofinanziato nei Quartieri Spagnoli di Napoli, è costretta a occuparsi di casi senza giustizia. La affiancano alcuni tipi caratteristici con cui forma un improvvisato, e un po’ buffo, gruppo di intervento in ambienti dominati da regole diverse dall’ordine ufficiale. Domenico Gammardella «chiamami Mimmo», bello come Robert Redford, con un fascino del tutto involontario e una buona volontà spesso frustrata; «Rudy» Trapanese, il portiere dello stabile che si sente irresistibile e quando parla sembra rivolgersi con lo sguardo solo alle belle forme di Mina; e, più di lato, il magistrato De Carolis, antipatico presuntuoso ma quello che alla fine prova a conciliare le leggi con la giustizia. Vengono trascinati in due corse contro il tempo più o meno parallele. Ma di una sola di esse sono consapevoli. Mentre Mina, a cui non mancano i problemi personali, si dedica a una rischiosa avventura per salvare due vite, un vendicatore, che segue uno schema incomprensibile, stringe intorno a lei una spirale di sangue. La causa è qualcosa di sepolto nel passato remoto. Il magistrato De Carolis deve capire tutto prima che arrivi l’ultima delle dodici rose rosse che, un giorno dopo l’altro, uno sconosciuto invia. Mina Settembre e gli altri sono figure che Maurizio de Giovanni ha già messo alla prova in un paio di racconti. In Dodici rose a Settembre compaiono per la prima volta in un romanzo. Sono maschere farsesche sullo sfondo chiassoso di una città amara e stanca di tragedie. Un mondo di fatica del vivere che de Giovanni riesce a far immaginare, oltre all’intreccio delle storie, già solo con il linguaggio parlato dai vari personaggi di ogni strato sociale: ironico, idiomatico, paradossale, immaginoso.

Autore: Maurizio De Giovanni

Editore: Sellerio Editore Palermo

Genere: Giallo

Pagine: 271

Data di pubblicazione: 29 Agosto 2019

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