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Recensione "La legge del sognatore" Daniel Pennac


A cura di Manuela Moschin

Intervista scritta per ThrillerNord-Associazione culturale con la quale collaboro.

Trascinato dall’entusiasmo, quell’estate ho deciso per parte mia di rendere omaggio a Federico Fellini. Avevo passato l’infanzia sotto un suo sogno, avevo passato la giovinezza ad aspettare l’uscita dei suoi film, avevo passato il resto della vita a rivederli senza mai stancarmene”.

E’ così che Pennac si esprime nei confronti di Federico Fellini e, a cento anni dalla sua nascita, lo ricorda dedicandogli quest’opera inverosimile.

Uno scritto inconsueto nel quale la realtà, il sogno e la fantasia travolgono il lettore sin dalle prime pagine e dove Pennac racconta anche di se stesso.

La narrazione di primo acchito sembra un racconto adatto ai più piccoli, poiché inizia con un piacevole dialogo tra due bambini di dieci anni particolarmente eccitati a causa di una gita imminente. Poi progressivamente l’autore cambia il registro narrativo, trasformando la storia.

Ecco, allora, che Pennac sfoggia la sua abilità di scrittore, alternando momenti reali ad altri surreali, evitando l’uso di cambi improvvisi dello svolgersi delle azioni.

Ci si ritrova catapultati in una serie di sogni che sebbene presentino delle situazioni irreali lasciano la sensazione che si tratti di vicende realmente accadute.

Fellini, il maestro del cinema, negli anni ’60 scrisse e disegnò in un diario la sua attività onirica: “Per trent’anni Fellini ha disegnato e dipinto tutti i suoi sogni. Poi li ha raccolti in un grosso libro: Il libro dei sogni…” “… Li sognava e li disegnava sul Libro dei sogni, oppure li immaginava e ne faceva uno schizzo sull’angolo di una tovaglia: bastavano tre tratti di matita e veniva fuori qualcuno, quella figura uscita dalla sua testa, lui poi la cercava nella vita vera per farne un personaggio.”

Pennac nel libro cita i celebri film del regista come “Amarcord” o “La dolce vita” esaltandone la vena poetica e visionaria.

Emergono spunti di riflessione durante tutta la lettura relativamente ai sogni premonitori e alla loro interpretazione.

Se dovessi spiegare il libro con un dipinto lo farei senz’altro con un’opera di Salvador Dalì, che in fatto di fantasie oniriche,  fu un grande maestro.

Concludo dicendo che il libro di Pennac è un intreccio di visioni utopiche tra ricordi, realtà e immaginazione, che mi hanno piacevolmente catturata.

Complimenti Daniel!

Leggere il tuo romanzo è stato un dolce sogno.


Sinossi

La lampadina del proiettore è saltata in pieno Fellini. Minne e io stavamo guardando Amarcord a letto.

“Oh, no, cazzo!”

Ho piazzato una sedia sopra un tavolo e sono andato all’assalto di quell’arnese per cambiare la lampadina fulminata. Un gran botto, la casa si è spenta, sono franato giù con tutta la mia impalcatura e non mi sono più rialzato. Mia moglie mi ha visto morto ai piedi del letto coniugale. Nel frattempo io rivivevo la mia vita. Pare succeda spesso. Ma non si svolgeva esattamente come l’avevo vissuta.


Autore: Daniel Pennac

Traduzione: Yasmina Melaouah

Editore: Feltrinelli Editore

Genere: Narrativa contemporanea

Pagine: 122

Data di pubblicazione: gennaio 2020

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