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René Magritte e l'Impero della luce


A cura di Manuela Moschin

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Oggi vi saluto con il dipinto L’Impero della luce (1953-54) del pittore surrealista belga René Magritte (1898-1967), che attraverso l'utilizzo di oggetti di uso comune riusciva a trasformare la realtà. Si tratta di opere iperrealiste rappresentate mediante un linguaggio personale, dotato di una poetica intrinseca. Il suo stile è definito illusionismo onirico, in quanto egli decontestualizzava gli oggetti tramite accostamenti bizzarri e deformazioni inconsuete.

Magritte si espresse così: "Le persone che cercano il significato simbolico mancano di afferrare la poesia e il mistero inerente alle immagini" e ancora: “Nell'Impero della luce ho rappresentato due idee diverse, vale a dire un paesaggio notturno e un cielo come lo vediamo di giorno. Il paesaggio fa pensare alla notte e il cielo al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e notte abbia la forza di sorprendere e di incantare. Chiamo questa forza poesia".

Il catalogo della collezione Peggy Guggenheim di Venezia, il museo in cui il dipinto è conservato, riporta questa descrizione: “È rappresentata una strada buia, di notte, contro un cielo blu pastello ricco di luce, cosparso di vaporose nubi cumuliformi. Senza altri elementi fantastici se non la combinazione paradossale del giorno e della notte, Renè Magritte viola una regola fondamentale della realtà. La luce del sole, di solito fonte di chiarezza, qui genera il turbamento e il disagio tradizionalmente associati con l’oscurità”.

Il dipinto è un olio su tela di grandi dimensioni (cm.195,4x131,2). Se andate a Venezia vi consiglio di visitarlo perché dal vivo l'effetto è davvero suggestivo.


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