Recensione
A cura di Antonella Giuffrida
Leggo l’ultima pagina, chiudo il libro e l’unica cosa che penso è che si può dire di conoscere la personalità di un uomo quando si è scandagliata la sua vita, quando si è entrati nel suo intimo, osservando qualsiasi sfaccettatura. E spesso un libro può indurci a questo: sfogliandone le pagine si apre un universo a noi sconosciuto. Ed è un mondo avvolto dal mistero che Osvaldo Guerrieri, nel suo meraviglioso quanto struggente romanzo, ci aiuta a scoprire.
Conosciamo Pablo Picasso per averlo studiato fra i banchi di scuola, per avere osservato i particolari dei suoi quadri, divenuti famosi in tutto il mondo e ancora oggi i più quotati. Ma non conosciamo il Picasso Uomo che è totalmente diverso dal pittore. Picasso è egocentrico , possessivo, egoista, autoritario, misogino; per lui esiste soltanto la sua arte, il resto è superfluo!
L’arte è l’unica sua ragione di vita.
Osvaldo Guerrieri, con un linguaggio fluido, penetrante e ben costruito, ci descrive il momento storico in cui è vissuto Picasso, permettendo al lettore di conoscere da vicino i risvolti tristi e sanguinari della Germania di Hitler e dell’Italia di Mussolini. Picasso abita a Parigi ma è di origine catalana, pertanto vive da lontano la guerra civile della sua terra, la dittatura di Francisco Franco: egli è a conoscenza che a Barcellona i fascisti della Falange rastrellano tutte le case per scovare i repubblicani e i loro simpatizzanti e teme per l’incolumità di sua madre che vive in quella città.
“Dovrò incaricare qualcuno che la conduca in un posto sicuro. Lo farei io stesso, se potessi. La porterei lontano da quei fascisti fanatici, la porterei anche a Parigi, se lei volesse. Ma non posso andare da lei, mi arresterebbero alla frontiera. Mia madre non si interessa di politica. Credo che non abbia neppure sentito mai nominare quella bestia di Franco. Lei è pura. Ma è la madre di Picasso e Picasso è considerato un pericoloso comunista”.
In questo dialogo in cui parla della madre, si intravede l’umanità, ma anche la paura e la preoccupazione. Tutti i sentimenti che pervadono il pittore sono trasferiti nelle opere, dall’anima alla tela, attraverso un tunnel che non offre la possibilità di intravedere all’esterno alcun bagliore: un animo ermetico che non permette a Picasso di esternare tutto il suo intimo.
In questo triste sfondo, delineato dallo scrittore con dovizia di particolari, si intreccia la storia, anzi le tante storie d’amore di Pablo Picasso: lui, un bohemien senza tregua, pronto a tessere e tenere vivi contemporaneamente numerosi rapporti, alcuni stabili, altri occasionali con estrema abilità ma anche con molto cinismo e indifferenza, riesce a farsi amare da tutte le donne che circuisce. Ogni donna conosce l’altra e la accetta pur di avere in cambio uno sprazzo di amore dall’uomo, a volte intenso, a volte del tutto assente. E tutte le donne sono bellissime: artiste, ballerine, fotografe. Il pittore spagnolo le osserva, le fotografa, le divinizza, le ama alla follia e poi le distrugge, le usa, le tratta come un soprammobile, fino a renderle vuote e schiave. Lo scrittore narra le vicende di alcune di loro: Olga, ballerina ucraina, Marie Therese dalla quale ha una figlia, Maya, e Francoise Giot. Ma il personaggio centrale del libro è Dora Maar, fotografa surrealista di Buenos Aires che, per dare un taglio netto alla famiglia, decide di cambiare vita, iniziando dal nome. E’ così che Henriette Theodora Markovic, ragazza appartenente ad una famiglia umile e di modeste ambizioni, decide di diventare Dora Maar, nome molto più melodioso, quasi musicale, nome che racchiude un mistero. Dora desidera diventare donna ma nel suo intimo rimane sempre una bambina; in lei alberga sempre un “fanciullino”, bisognoso di aiuto, desideroso di avere una madre accanto. Ricche di amore e sensibilità le pagine del rapporto madre-figlia. La donna, artista affermata, osserva e fotografa e attraverso i suoi fotogrammi riesce a svelare il lato invisibile della vita e degli uomini: scatta foto e nel suo laboratorio, in fase di stampa, le trasforma. Dai suoi fotomontaggi nascono doppie figure ed esposizioni.
La scrittura armonica dello scrittore ci fornisce un quadro che sembra essere la partitura di un orchestra, trasformando la morbidezza delle parole in suoni:
“Su gelatine al bromuro d’argento aveva impresso schiere di disperati: per esempio un quartetto di ciechi che cantavano per un obolo a un angolo di strada, vecchie straccione dal sorriso forzato, uomini in abito dignitoso che con un cartello imploravano non l’elemosina , ma un lavoro.”
L’incontro con la celebre fotografa è la prima scena che appare al lettore che si accinge ad iniziare il romanzo: Dora ha ventotto anni, è seduta al tavolino in un bar di Parigi e con un suo fare sofferente attirerà Picasso. Lascio al lettore il piacere di trovare e mettere al giusto posto i tasselli del mosaico di questo semplice ma indimenticabile momento che inevitabilmente cambierà la vita della donna, di Picasso …e anche del lettore. Dora appare subito instabile, imprevedibile, mai contenta; cerca l’amore in qualsiasi uomo incontri ed entra ed esce da un amore “come si entra ed esce dai grandi magazzini della Samaritaine”.
Il romanzo è ricco di descrizioni: quadri di famosi artisti e descrizioni di luoghi creano tranquillità nel lettore. Osvaldo Guerrieri rappresenta in un paio di versi una semplice serata per le strade di Parigi: il suo stile procede cadenzato e lento come i viandanti parigini; egli ha l’abilità di creare la scena di un film somigliante ad un elegante quadro impressionista ; la scrittura diventa articolata, serrata e cruda ma avvincente quando delinea i momenti della Corrida a Madrid con un imprevedibile finale: il lettore si troverà immerso dentro l’arena. I personaggi del libro non sono mai statici: in loro si verifica una metamorfosi dell’ anima e una modifica del modo di essere. Georges Bataille, filosofo, primo amante di Dora Maar con il quale lei si illude di vivere una vita serena, la abbandona e la donna entra in uno stato di sconforto. In questo periodo Dora conosce Pablo Picasso che la umilia, la rende partecipe di un menage disgustoso, la costringe a tristi scambi di coppia, la deride in pubblico, calpesta la sua sensibilità ma nonostante tutto lei elemosina una carezza che la fa sentire donna, la donna di Picasso. Dora soffre, è stanca ma non molla perché ama; e lo farà fino a quando questo amore si trasforma in schiavitù fino a farla arrivare alla follia. Ed è lei stessa a delineare il carattere di Picasso:
“Pablo è uno strumento di morte. Non è un uomo, è una malattia, non un amante , ma un padrone.”
Dora è il volto del dolore e Picasso prende spunto dalla sua figura triste e cupa per dipingere molti e famosi quadri, il più famoso dei quali è il Guernica.
Lei diventa la sua Musa e il pittore esprime il buio della sua anima per ritrarre l’orrore della guerra. Picasso, un genio nella sua arte ma un uomo egoista e materialista nella vita personale. Il prodotto di un artista è il frutto della propria anima e del proprio vissuto: cosi è stato per Beethoven che anelita la gioia per se stesso e per tutti gli uomini nella sua Nona Sinfonia; cosi è stato per Picasso che attraverso il Guernica estrinseca il dolore della sua anima nei confronti della guerra. Entrambi gli artisti nella vita relazionale sono stati dipinti come scontrosi ed egoisti ed è solo con le opere che manifestano il loro io. E rimanendo in tema di musica le melodie di Rubinstein, De Falla, Satie, Edit Piaf, così come i personaggi di Prevert, Cocteau, Matisse, fanno da corollario ai dipinti descritti nel romanzo con scrupolosità e sinonimo di uno studio attento e dettagliato da parte dell’autore del libro. Tutti i personaggi sono abilmente descritti al punto da lasciare viva curiosità di approfondire la loro vita alla fine della lettura del libro. Come nelle migliori melodie, in tutto questo susseguirsi di personaggi il lettore si accorgerà della presenza di un leitmotiv, un oggetto sempre presente nel libro. Lascio a voi l’entusiasmo di scoprire tante altre sfaccettature del romanzo. Cosa ne resta alla fine della lettura? La rabbia per una donna che annienta la sua personalità per amore e che per amore diventa un oggetto. Riuscirà Dora ad uscire dal gioco della schiavitù? Riuscirà Dora ad affermare la sua dignità di donna, svincolandosi dalla violenza psicologica e dalla sopraffazione? In molte occasioni la donna viene considerata un oggetto e viene soggiogata dall’uomo. Un libro che grida “Riscatto psicologico” a tutte le donne : donne che sono sottomesse ma anche donne che hanno avuto il coraggio di ribellarsi e fuggire. Un libro quanto mai attuale, un libro che alla fine lascia un segno nell’anima di chi lo legge.
Buona lettura!
Sinossi
Un gelido gennaio del 1936 a Parigi. Seduta a un tavolino del "Deux Magots", una donna si toglie i guanti, estrae dalla borsetta un coltello e comincia a pugnalare in gran velocità gli spazi tra le dita della mano aperta a ventaglio. A volte sbaglia il colpo e sanguina. Seduti lì accanto, Pablo Picasso e il poeta Paul Éluard osservano il gioco. Il pittore si alza, si avvicina alla donna e le chiede in dono i guanti: vuole collocarli nella vetrinetta dove conserva i ricordi più preziosi. La donna glieli concede levando su di lui due occhi dal colore indefinibile. Non si tratta di una donna qualunque. E la fotografa surrealista Dora Maar. Scocca da questo incontro uno degli amori più tormentati del Novecento. Quando conosce Picasso, Dora è reduce da un legame devastante con Georges Bataille. Al fianco dello scrittore ha oltrepassato la linea che divide l'erotismo dalla crudeltà. Ma anche con Picasso l'amore è violento. Picasso ama Dora, ma ama soprattutto se stesso. La divide con altre donne, per esempio con Marie-Thérèse, che gli ha dato una figlia quando lui è ancora sposato con Olga; la costringe a fare da spettatrice ai propri tradimenti; la umilia obbligandola ad abbandonare la fotografia. Fra i surrealisti Dora è considerata la rivale di Man Ray, ma per Picasso esiste un solo genio: lui. Sono anni in cui infuria la tempesta. La Spagna è dilaniata dalla guerra civile, l'Europa sta per subire l'assalto di Hitler e Picasso diventa la coscienza critica di quel tempo feroce.
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